15 Novembre 2015 - 11:00

Isis, ti scrivo, per me sei…

isis

Dopo i tragici eventi di Parigi, che hanno ferito la Francia, il mondo occidentale e tutto quello civile, con la morte nel cuore, si rifletta sul clima di terrore: Isis cosa sei?

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Isis,

discutere oggi con te, è come tendere la mano all’assassino dei propri figli, al violentatore della propria moglie, difficile come alzarsi nel cuore della notte e fare affidamento sulla fioca e debole luce di una candela per trovare la propria meta, eppure, due parole avrei il desiderio di dirtele.

Hai tante maschere e le indossi tutte con particolare sagacia. Sei la morte, senza falce, ma vesti d’arancio le anime rapite e con il pugnale, brandito al vento e affondato in gola, minacci la vita. Sei la morte vestita da civile, con una cintura di bombe e un kalashnikov per compagno, con la pazzia dei fanatici, la freddezza delle bestie e l’astuzia di una subdola serpe. Sei il terrore, quello di cui abbiamo inevitabilmente paura, quello che non sopportiamo, quello che è destinato ad avere fine, perché non è umano vivere la propria quotidianità nell’angoscia. Sei menzogna, perché uccidi in nome di Dio, del tuo Dio, che non ti chiede che amore. Sei menzogna perché formi le menti deboli ad odiare, ti servi della sete di potere per uccidere, ti riempi la bocca di vendetta coinvolgendo nella tua malata missione persone innocenti. Sei dolore, quello che oggi si materializza in lacrime nei parenti delle 127 vittime e dei 192 feriti di Parigi.

Che valore hanno i tuoi principi se imposti con la violenza? Che valore hanno le tue parole se risuonano come un grido di morte? Di quale orgoglio ti nutri se per te la gente piange e muore? Nel Corano io leggo “Allah, il Compassionevole, il Misericordioso”. Ammettiamo pure che vi riteniate offesi dal nostro mondo, dove sta la vostra compassione o la vostra misericordia? Perché usate il nome del vostro Dio in questo modo? Isis tu sei odio, quello che nutri nei nostri confronti, quello che fai nascere dentro i cuori di chi ai tuoi gesti non riesce a concedere perdono. Soprattutto, però, sei Persona, perché di esseri umani è fatto il tuo corpo.

Come Persona, abbi pietà delle anime di noi altri, il potere è il tuo in questo momento ed è grande: è quello di porre fine ad una guerra inutile e ingiusta che hai malauguratamente promosso. Fai attenzione però, chiedere pietà non è né segno di resa né di debolezza. Da questa lotta armata, fatta di terrore e infame violenza, non usciranno vincitori. Chiedere pietà vuol dire non concepire quello che sei, ma avere la speranza che tutto finisca presto. Sei cosa umana, destinata a finire, non versare altro sangue, ti attaccheranno, ne verserai di tuo e tutto questo non ha un minimo senso. Uomini sono i tuoi e uomini siamo noi.

Da chi, non avendo idea dell’immane tragedia, spera solo che tutto finisca presto.

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