Julian Nagelsmann, un giovane professore di calcio
Julian Nagelsamann, il promotore di una nuova filosofia di gioco: un calcio malleabile e psicologico per adattarsi all’avversario
Si può diventare un esempio a soli 32 anni? Chiedetelo a Julian Nagelsmann, che in poco tempo ha già inserito nuovi sogni nei cassetti dei tifosi del Lipsia. Una carriera da giocatore stroncata sul nascere, ma che lo ha portato ad una nuova visione della vita, molto empatica e psicologica. “La tattica conta al 30%, ma il fattore umano fa la differenza”.
Capire i propri giocatori e trasmettergli la propria idea. Certo l’aspetto di un gigante buono influisce, ma se è sotto gli occhi di molti manager ci sarà un motivo. Scelto da Rangnick, un vero e proprio visionario, che non c’ha pensato più di due volte per portarlo al Lipsia.
La forza della difesa
Si, è proprio così. Molti penseranno che i risultati ottenuti dai tedeschi siano merito soltanto dalla grande capacità realizzativa di Werner, ma invece la base di partenza di Nagelsmann è proprio quella di costruire un bunker. Concedere poco all’avversario ed intrappolarlo nella rete difensiva. La retroguardia guidata da Upamecano è la migliore della Bundesliga insieme al Bayern Monaco. La sua brevissima carriera da difensore si fa sentire e riesce a trasmettere la sua grinta ai suoi “uomini”. Ben sette clean sheet in campionato, un buon bottino per una squadra che è in crescita e non è partita per vincere.
Solidità mista ad aggressione ed intelligenza, con marcature preventive su tutti gli uomini per costringere gli avversari ad un “long ball” oppure ad una perdita del possesso. In questo fondamentale ricorda molto l’Atalanta di Gasperini. La sua solidità non fu molto apprezzata, alcuni lo soprannominarono “il piccolo Mourinho”. Un onore risponderemmo in molti, ma in realtà c’era un velo dispregiativo in quelle parole.
Pragmatico e malleabile, la bellezza di non avere un modulo
Una delle curiosità che meglio definiscono la vena di pazzia di Nagelsmann è non dare certezza. Un giorno si gioca in una maniera, domani in un’altra. Adattare la propria squadra all’avversario che si ha di fronte. Spesso i guru del calcio affermano che una squadra abbia bisogno di un’identità per costruire i successi. Spesso è così, ma nulla è precluso. Questa stagione il tecnico tedesco ha variato ben sei moduli, l’ultimo il 3-4-3 per imbrigliare il Tottenham.
Nelle ultime gare il Lipsia è sceso spesso in campo con la difesa a tre, variando il numero di centrocampisti e attaccanti. Ma anche la difesa a quattro non ha sfigurato. Molto importante è la “devastanting speed” fornita dagli esterni, che fanno superiorità numerica nella metà campo offensiva. Ovviamente Nagelsmann sa quando giocarsi questa carta e contro quali squadre, soprattutto quando scendo in campo con la difesa a tre e contro avversari che non hanno molto palleggio.
Il club nella sessione di mercato invernale ha regalato a Nagelsmann anche un giovane dal futuro radioso: Dani Olmo. Centrocampista utile per la trequarti, se proprio si volesse aggiungere qualcos’altro al minestrone.
Il lavoro sugli attaccanti: la continuità di Werner e la rinascita di Schick
I più attenti si saranno accorti che il Lipsia oltre a difendere bene, produce anche molto. 62 gol fatti in 25 giornate, meno soltanto del Borussia Dortmund e dei campioni di Germania. Un calcio pragmatico che porta gli attaccanti al bersaglio, come il miglior cestista liberato dai compagni di squadra per andare al tiro da tre. Una gioia per Werner, che ha già collezionato 27 gol e 12 assist in stagione.
Il rendimento di Schick è più basso, ma grazie alla cura Nagelsmann il ceco ha ricominciato a sorridere, con sette reti messe a segno.
A volte la vita regala una seconda chance e Julian è stato bravo a sfruttarla. I problemi alla cartilagine non gli hanno permesso di diventare un difensore, ma il rettangolo verde lo ha trasformato direttamente in un direttore d’orchestra.
ARTICOLO PRECEDENTE
Coronavirus, Uefa valuta sospensione Champions ed Europa League
ARTICOLO SUCCESSIVO