18 Gennaio 2018 - 16:58

Kung Fu Panda – Ingrediente segreto d’Animazione

kung fu panda

Torniamo a parlare della Dreamworks Animation SKG ripercorrendo il trascorso storico della casa d’animazione. Dopo anni di difficoltà, nel 2008 usciva Kung Fu Panda

Dopo la vittoria di Wallace & Gromit come miglior film d’animazione agli Oscar 2006, per la Dreamworks non furono anni facili.

La competizione sul campo si faceva sempre più complessa e lo studio della Pixar sembrava dal canto suo aver innescato la marcia vincente con un mix di qualità tecnica e narrativa.

Nel biennio 2006-2007 la Dreamworks sfornava sempre i suoi 2 film all’anno sul grande schermo, ma senza riscuotere particolare successo. Pellicole come La Gang del bosco, Giù per il tubo, Shrek Terzo e Bee Movie non potevano competere.

Prendere in mano il proprio destino

Kung Fu Panda racchiude le due grandi caratteristiche dello studio: intrattenimento e saggezza. Ne nasce dunque una pellicola gradevole e scorrevole, divertente, piena d’azione ma anche di piccole perle di vita non da poco.

Po dovrà decidere se far di se stesso uno spaghettinaro come la tradizione della propria famiglia adottiva o diventare colui che sogna di essere. Un combattente come i cinque ciclioni che tanto ammira.

Un Road-Movie fisico e spirituale tipico degli Shonen: un personaggio maldestro e sfigato che attraverso l’allenamento risveglia le sue doti sopite fino a sconfiggere i suoi nemici.

Ma probabilmente il vero antagonista di questo film è il destino stesso. Capire chi vogliamo essere, dove vogliamo arrivare. Un messaggio ripetutamente trasmesso dalla pellicola che pone la forza di volontà al di sopra delle reali capacità di un individuo, anche di un panda.

L’appetito vien mangiando

Kung Fu Panda non è solo un insieme di sketch e di combattimenti marziali. Trasborda di rapporti delicati, di stimoli da attizzare, di aspettative da sfamare.

Il rapporto tra Po e il suo maestro Schifu: un doceo che scrive su disco. Un rapporto tra chi impara e chi insegna che porta entrambi i personaggi a trovare quelli che sono gli stimoli per poter andare avanti e raggiungere i propri obiettivi.

Lo stimolo che spinge anche Tai Lung, leopardo abile quanto malvagio ma che alla fine ricerca solo l’orgoglio e la riconoscenza del suo padre-maestro Schifu.

La ricerca della mistica e misteriosa pergamena del Guerriero Dragone sembra smuovere gli stessi stimoli dei personaggi. Ma alla fine si rivelerà essere un foglio di carta vuoto, o meglio, riempito dal riflesso proprio di chi arriva a leggerla. Nient’altro che te stesso. Come una ricetta il cui ingrediente segreto… è proprio l’idea che ci sia qualcosa di speciale.

Molte volte si compiono gesta eroiche per un simbolico premio, quando il premio più grande è riuscire a compiere tutto ciò che viene richiesto. Non è vincere, ma trovare il modo per riuscire a farlo.

Per imparare, per ricordare, per capire

Kung Fu Panda riporta in auge la qualità artistico-narrativa targata Dreamworks. La vittoria agli Oscar poteva venir negata solo dal film profetico e rivoluzionario Wall-E, prodotto dalla Pixar lo stesso anno.

Per il resto la Dreamworks realizza una pellicola pressoché perfetta: le ambientazioni dell’Antica Cina sono dettagliate e precise, i personaggi di contorno sono divertenti e credibili, le colonne sonore riflessive e delicate spezzano bene il ritmo tra un combattimento e l’altro.

Un film saggio. Di quelli che insegnano, che ricordano e che fanno ragionare un tantino in più. Qualcosa in più che mero cartone animato.

“Ieri è storia, domani è mistero.. Oggi è un dono. Per Questo si chiama presente”

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