La Fallaci, l’Islam e le donne col lenzuolo
Grazie alle sue inchieste in giro per il mondo Oriana Fallaci ha conosciuto l’Islam sotto diversi punti di vista, a cominciare dalla concezione delle donne
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Parlare di Oriana Fallaci, ma ancora di più scrivere di lei, è sempre un rischio, perché sembra quasi che sia alle nostre spalle e controlli le battiture al computer per verificare che sia tutto giusto. Ed è stata proprio la sua costante ricerca della verità che l’ha resa immortale.
Con le sue inchieste per “L’Europeo” ha portato all’ attenzione di tutti vicende e retroscena, che molti cercavano di occultare. Le sue interviste “con la storia” e “con il potere” in alcuni casi le sono costate care, tanto da aver ricevuto diverse minacce. Alla fine però hanno sempre colpito il segno.
Oriana Fallaci, la giornalista italiana per antonomasia. Donna dalle mille virtù, dalla forza inarrestabile e dal forte senso di giustizia.
In questo primo mese d’estate ricorre la sua nascita, la nascita di una donna che fu una vera tempesta. Giornalista di fama internazionale, stimata dalle più grandi personalità dello scorso secolo, infondo anche da chi ottenne non pochi problemi dalla sua meticolosa ricerca della verità. Fra questi spicca il Consigliere della sicurezza americana Henry Kissinger che durante una sua intervista dichiarò, e poi negò, di sentirsi come un “cowboy solitario” alla guida dell’America e del mondo.
Fra le tematiche che la Fallaci ha seguito con più attenzione c’è stata la cultura islamica, di cui sembrava avere capito tutto, già con molti anni d’anticipo rispetto al resto della società.
Associare Oriana Fallaci all’Islam può sembrare però banale e scontato, il suo nome infatti salta fuori come se nulla fosse dopo ogni attentato terroristico inflitto all’Occidente negli ultimi anni. I suoi libri e le sue inchieste appaiono oggi, soprattutto agli occhi di chi non l’ha mai letta, come il tramite giusto per entrare in contatto con questo sistema di violenza e kamikaze.
Ma perché la Fallaci era riuscita a capire il mondo islamico così a fondo?
Questo sistema getta ovviamente le proprie radici in molti anni addietro. Già la Fallaci lo vive in prima persona, quando nel 1960 parte insieme al fotografo Duilio Pallottelli per la sua nuova inchiesta per “L’Europeo”, che si concluderà 3 anni dopo con il suo primo reportage: “Il sesso inutile”.
Quando si trattava delle donne coperte dal quel “lenzuolo” che le costringeva a vivere nell’ombra, il suo sdegno nei confronti degli uomini, che professavano questa cultura, era ancora più feroce. Proprio uomini come un padre, un fratello o un marito, che dovrebbero essere il porto sicuro di ogni donna si rivelavano invece essere dei padroni violenti e privi di umanità, che trasformavano le loro donne in povere vittime succubi della loro religione.
Il primo capitolo del libro parla di una sposa – bambina che non ha idea di chi sia la persona che la aspetta all’altare, non sapendo neanche se lui vorrà sposarla. Ebbene sì, proprio come un semplice oggetto, un regalo, lui potrà decidere se lei gli starà bene o meno. Siamo a Karachi, in Pakistan, paese a maggioranza musulmana e siamo negli anni ’60. Il femminismo è ancora agli albori, ma la Fallaci ne è già in qualche modo portavoce.
Durante il suo giro per il mondo, la giornalista si fa raccontare e racconta la sua vita a tutte le donne, che intervisterà. Ma è proprio nelle lacrime della sposa – bambina, che lei rivedrà la sua rabbia nei confronti di una società che tratta le donne come “pacchi di stoffa senza volto, né corpo, né voce”.
Il meccanismo in effetti è semplice, torniamo al famoso lenzuolo e alla legge islamica, la Shari’a. Ma esistono davvero differenze tra i ruoli di genere, i diritti e gli obblighi della donna e dell’uomo?
Come poteva allora una donna come la Fallaci non disprezzare un sistema del genere? Lei che già negli anni ’50 si interessò al caso di Soraya, ripudiata dallo Scià di Persia perché non riusciva a dargli un figlio.
La sua attenzione per i Paesi che oggi, dopo quasi 70 anni, sono ormai cruciali nel difficile equilibrio del pianeta conferma ancora una volta il suo intuito su quello che sarebbe diventato il mondo.
Il momento clou della sua carriera è stato però quando ha rotto il suo decennio di silenzio.
Generalmente quando si pensa all’Islam e agli attentati terroristici tutto rimanda sempre all’11 settembre del 2001. Il primo attacco all’Occidente, il caos, la paura, i morti, un colpo all’anima per tutti ma ancor di più per lei. Lei che viveva a qualche isolato di distanza, lei che decide di tirare fuori tutto il suo rammarico e risentimento e lei che attraverso un libro entrerà a far parte della storia.
Con “La rabbia e l’orgoglio” la Fallaci varca nuovamente la soglia che delinea il confine tra Occidente e Islam. Aveva già visto quello che oggi, alla luce dei fatti, può sembrare quasi un presagio: “L’Islam moderato non esiste. Il Corano è il loro Mein Kampf”, riferendosi al saggio pubblicato da Adolf Hitler nel 1925.
Nel 2005 la Fallaci ricevette l’”Annie Taylor Award”, un prestigioso riconoscimento americano. Durante il suo discorso di ringraziamento le sue parole appaiono oggi spaventosamente veritiere: “Nel terrorismo islamico non vedo l’arma principale della guerra che i figli di Allah ci hanno dichiarato. Nel terrorismo islamico vedo soltanto un aspetto, un volto di quella guerra. Il più visibile, sì. Il più sanguinoso e il più barbaro, ovvio. Eppure, paradossalmente, non il più pernicioso. Non il più catastrofico. Il più pernicioso e il più catastrofico è a parer mio quello religioso. Cioè quello dal quale tutti gli altri aspetti, tutti gli altri volti, derivano. Per incominciare, il volto dell’immigrazione. Cari amici: è l’immigrazione, non il terrorismo, il cavallo di Troia che ha penetrato l’Occidente e trasformato l’Europa in ciò che chiamo Eurabia. È l’immigrazione, non il terrorismo, l’arma su cui contano per conquistarci, annientarci, distruggerci. L’arma per cui da anni grido: «Troia brucia, Troia brucia». Un’immigrazione che in Europa-Eurabia supera di gran lunga l’allucinante sconfinamento dei messicani che col beneplacito della vostra Sinistra e l’imprimatur della vostra Destra invadono gli Stati Uniti.”
Ieri come oggi le tesi della Fallaci risuonano forti e chiare, ma soprattutto viene da chiedersi se sia vero che: “Il nemico c’è. Lo abbiamo qui, in casa nostra. E non ha nessuna intenzione di dialogare.”
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