29 Dicembre 2015 - 13:31

La Figc ai tempi di Tavecchio

Figc

La Figc cade in un nuovo “scandalo razzismo”. Questa volta il protagonista è un ragazzo maliano di appena 14 anni

[ads1]La Figc (Federazione italiana giuoco calcio) è il massimo organismo dello sport più popolare nel nostro Paese e si configura come  l’apparato di controllo del calcio in Italia.

Negli ultimi anni, però, più che per i successi sportivi, la Federcalcio (altro nome della Figc) si è fatta “notare” dalle cronache nazionali ed internazionali per i suoi strafalcione nel “campo” dell’uguaglianza e della parità.

La Figc ai tempi di Tavecchio

Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio)

Infatti, sin dalla “lotta” per la poltrona di massimo rappresentante (finita poi nelle mani di Carlo Tavecchio), si è passati dalla celebre affermazione su “Opti Pobà” (il riferimento di chiara matrice razzista dell’allora candidato, ora Presidente, della Federazione) a quella sui “troppi extracomunitari” di Sacchi fino ad arrivare al “gruppo di lesbiche” riferendosi al calcio femminile.

Anche questa volta, pur trattandosi di una vicenda legata all’incertezza di regole (come spesso accade nel calcio), la Figc si è trovata coinvolta nell’ennesima “figuraccia” sportivo-culturale.

Il caso in questione coinvolge il piccolo A.T. (ragazzo maliano di 14 anni affidato dal comune di Palermo ad una famiglia del luogo) a cui è stato proibito (in base alle norme “anti-trafficking”) il tesseramento nella locale squadra giovanissimi.

Rispetto alle precedenti “cadute di stile”, questa volta la Federcalcio si è trovata imbrigliata nella problematica in maniera del tutto involontaria.

In base alle le norme FIFA che vietano il tesseramento di minori non accompagnati dai genitori, e che non si siano trasferiti dal loro Paese d’origine per motivi extracalcistici, al ragazzo è stato vietato il tesseramento nella compagine giovanissimi ma questa volta la vicenda ha preso una piega del tutto inaspettata.

Grazie al lavoro dei genitori affidatari, che si sono giustamente rivolti al tribunale per l’aberrante situazione, la diatriba si è conclusa a favore del giovane con l’accusa per la Figc di “atteggiamento discriminatorio” (alla base del mancato tesseramento) e “danno materiale” al ragazzo.

Nonostante l’ennesima figuraccia di fronte all’assise nazionale, la questione ha creato nuove polemiche in “casa Tavecchio” (proprio nel momento in cui si poteva rimanere in silenzio).

L’Aic (l’associazione italiana calciatori), schierandosi a favore della Figc, ha dichiarato la sua proccupazione per la pronuncia in quanto potrebbe creare un precedente nel mondo FIFA e riaprire la problematica sulla “tratta dei giocatori minorenni”.

In tutto ciò si “colloca” A.T., un ragazzino che aveva solo voglia di giocare e che non pensava minimanente che il “mondo dei grandi” arrivasse ad “auto-umiliazioni” del genere.

Pur essendo lo “sport più bello del mondo” (almeno secondo alcuni) il calcio si mostra, ancora una volta, uno sport inferiore sia dal punto di vista pratico che organizzativo.

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