La Serie A e la pazzia dei nuovi calendari stagionali
Nel periodo post-pandemia, i calendari sballati rischiano di creare disordini in Serie A. Giocatori e allenatori chiedono di porre rimedio
Siamo alla fine di un giro di boa. Con questa settimana, finisce l’ennesimo pazzo turno delle nazionali. Siamo abituati ormai alle soste delle varie selezioni, ma in un ritmo così pazzo e frenetico non si erano mai viste. Tutto causato dal rallentamento del 2020, in cui si è scatenata la pandemia mondiale, e che ha fatto fermare il mondo del pallone. Nell’anno degli europei e delle Olimpiadi, la popolazione è stata costretta allo stop generale, all’isolamento sociale senza eccezioni per lo sport. Anche la Serie A si è dovuta fermare, come le altre competizioni, ma gli interessi dietro a questa macchina chiamata calcio sono troppo grandi per pensare che si possa perdere un anno.
Da qui la ripresa dei campionati da giocare assolutamente entro Agosto 2020, perché da lì in poi sarebbero dovuti riprendere anche le competizioni europee, Champions ed Europa League. Il tutto da finire entro metà Settembre, perché in questo modo si potesse partire nuovamente, dopo meno di un mese, per l’inizio del nuovo campionato della stagione 2020/21. La Serie A l’anno scorso è iniziata per essere precisi il 19 Settembre, con addirittura l’Inter, finalista in Europa League, che chiese il rinvio delle prime due partite perché aveva giocato ininterrottamente fino a due settimane prima. Un ritmo pazzo e frenetico, in cui la qualità dello spettacolo e il rischio degli infortuni spesso non valevano la candela. Ma come detto, troppi interessi dietro questo mondo non permettono alla logica di prendere il sopravvento.
Il rischio delle pause nazionali
La realtà è che per ogni società di calcio, lasciare partecipare i propri giocatori alle competizioni delle nazionali rappresenta un rischio non da poco. Lo è sempre stato anche prima, quando le distanze fra le date erano più ampie e con meno sforzo da impiegare, figuriamoci ora. In un anno si sono concentrati Europei, Olimpiadi, Copa America, Nations League e qualificazioni ai prossimi Mondiali. Prendiamo il caso di Pedri del Barcellona. Si è registrato che il talentuoso giocatore dei catalani durante la stagione passata, sia stato presente in ben 72 partite giocate tra Barca e nazionali. Certo, la giovanissima età del talentino spagnolo, prossimo ai 19 anni, rende possibili certi tipi di calendari, ma questo non è possibile per tutti.
In Serie A ci sono stati giocatori che hanno accusato in modo grave questo tipo di ritmi forsennati. Basti pensare che solo nell’ultima sosta, quella che finirà appunto venerdì notte con le qualificazioni in Sudamerica, il Milan ha perso per un tempo non definito Maignan, l’Inter e la Roma dovranno fare a meno sia di Correa che di Abraham, e probabilmente anche degli altri sudamericani, e l’Atalanta dovrà privarsi di Djimsiti nelle prossime partite. Tutto questo per amore dello sport. Sicuramente. Perché il calcio è diventato una macchina incontrollabile.
La soluzione de La Liga e le parole di Courtois
Mentre nel nostro campionato certi ritmi vanno rispettati meglio della zona rossa in Italia, in Spagna pare stiano iniziando ad usare più frequentemente il buon senso. Per le squadre impiegate in competizioni europee è stata deciso il rinvio della partita di campionato della prossima giornata. Questo permetterà al Real Madrid e l’Atletico nella fattispecie di riposare e di riassemblare il proprio organico per intero, così da non fare figuracce in Europa e conservare il ranking che giustamente è visto con riguardo in terra ispanica. Nel Bel Paese certi discorsi non hanno mai avuto luogo. La Serie A viene giocata in modo democratico, senza alcuno spazio per il raziocinio, e senza alcuna domanda considerazione per la situazione in essere.
A tutto è impossibile non ricordare le parole del portiere della nazionale belga Courtois, il quale dopo la partita contro la Francia in Nations League aveva osato dire, come riportato da La Repubblica: “pensano solo alle loro tasche. Si gioca solo per soldi, bisogna essere onesti“. Mille critiche e risposte, di esperti, allenatori e della stessa UEFA, ma che di fatto rassegnato quella che è una verità oggettiva. Anche senza fare un lavoro lacerante, i calciatori oggi sono chiamati ad uno stress per il loro fisico che non è stato mai richiesto nelle stagioni precedenti. Il loro corpo è più incline così a cedere agli infortuni e su questo nessuno dovrebbe obbiettare. E perché lo si fa? Perché la Serie A, la Premier, la Champions e altre competizioni continuano in questo modo? La risposta ormai la sappiamo già tutti quanti.
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