21 Novembre 2015 - 17:24

La visione di Salvini dell'”altro”

Durante il congresso della Lega Lombarda a Brescia il segretario della Lega Nord Salvini chiede, ancora una volta, la chiusura delle frontiere. La realtà dei fatti, però, non sempre gli rende onore

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In questi terribili giorni in cui l’intero globo è in allarme a causa di attentanti o rapimenti compiuti da gruppi terroristici organizzati, anche l’Italia è entrata nel vortice dell’allerta totale.

Alle psicosi romane degli scorsi giorni (giustificate dall’imminente giubileo e dalle rivendicazione che girano online) si è accompagnata anche l’ormai celebre utilizzo propagandistico degli avvenimenti.

matteo salvini

La visione di Salvini dell'”altro”

Il protagonista della vicenda,come spesso accade, è il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che, intervenuto al congresso della Lega Lombarda a Brescia, ha dichiarato: “Io dico chiusura alle frontiere!”… “Mi fanno ridere le fiaccolate, vai a fiaccolare in Siria, vediamo cosa ti dicono. Sono stufo di minuti di silenzio e retorica, non ho paura dei terroristi, ma dei pavidi e dei vigliacchi, è ora di reagire non di fare fiaccolate o di cambiare profilo Facebook, sai che gliene fotte all’Isis del profilo Facebook! E’ ora di agire con le maniere forti non del dialogo”

Anche in questo caso, l’equazione “immigrato=islamico=terrorista” non si è fatta attendere ed anche in questo caso le inesattezze emergono in maniera lampante.

Per quanto riguarda la chiusura delle frontiere e l’accostamento “immigrato=terrorista” è necessario un chiarimento; gli attentatori di Parigi erano francesi e belgi, quindi, a meno di violazioni del trattato di Schengen (che la Francia sta portando avanti giustificando ciò con lo stato di allerta dell’ultima settimana), è impossibile, partendo da questi casi specifici, capire il probabile “attentatore” o meno.

Direttamente a questo si associa il mancato legame tra immigrazione e atti di terrorismo rafforzato dalla realtà dei fatti che vede fuggire buona parte degli “sventurati” da territori minacciati dagli stessi “gruppi estremisti”.

Di altra fattura è il discorso inerente la differenza tra “musulmani” e “musulmani”: nel primo gruppo vengono fatti rientrare tutti coloro che, per Salvini, rappresentano un pericolo per il nostro Paese (immigritati e “affini”) mentre nel secondo, facendo anche finta di nulla, coloro che, armati anche dalla nostra nazione (con armi che dovevano essere già distrutte) mesi prima, “combattono” sul campo lo Stato Islamico (i Peshmerga, che a termine dell’intricata situazione chiederanno, anche giustamente, una “ritorno territoriale” generando l’ennesima bufera internazionale).

Infine, a tutta questa premessa di base, bisogna fare riferimento anche ad un’importante dichiarazione resa da un “big” mondiale: Hilary Clinton.

Nel febbraio dello scorso anno l’ex First Lady e Segretario di Stato, in un’intervista rilasciata a Jeffrey Goldberg del giornale web “The Atlantic”, dichiarava: “È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq”.

Il “mea culpa” della Clinton fa chiaramente comprendere come la situazione attuale sia frutto di decisioni prese forse con troppa fretta senza pensare alle conseguenze.

La parole di Salvini arrivano in un momento ed in un giorno particolare e cioè quando la comunità islamica italiana sfila per le vie di Roma dissociandosi dall’ISIS e dalle sue azioni.

Tutto ciò mettendo in evidenza cartelli con la scritta #notinmyname.

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