9 Agosto 2015 - 20:58

L’accordo è servito: il Patto del Nazareno 2.0

Di fronte alle ampie difficoltà di approvazione del ddl Boschi a Palazzo Madama, Renzi chiede, ancora una volta, l’aiuto di Forza Italia. A coordinare il nuovo Patto del Nazareno non sarà più il Premier, ma Debora Serracchiani

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La riforma costituzionale (il cosiddetto ddl Boschi),che porterà alla modifica del Senato rendedolo un organo nominato dai rappresentanti delle regioni, dopo le prime due “letture” positive, espresse da Camera e Senato, si appresta a ritornare a Palazzo Madama.

Da sempre il Senato è il tallone d’achille del governo, dati i numeri esegui presenti, e nonostante l’adesione di AP (il nuovo gruppo fondato dall’ex braccio destro di Berlusconi, Denis Verdini) al gruppo di governo, la maggioranza non sembra avere garanzie sul tranquillo iter della riforma.

Dopo gli annunciati “Vietnam” della minoranza Pd ed il muro contro muro con le opposizioni (dove spiccano i 513.000 emendamenti di Calderoli) per il Segretario/Premier c’è solo una soluzione: riesumare il nemico di sempre (Silvio Berlusconi) e riattivare l’antico patto ma a nuove condizioni.

Il ritorno di fiamma tra le due componenti non è però recente, in quanto, già dalla nomina del nuovo Presidente Rai ( scelta ricaduta su Monica Maggioni), sia Forza Italia che Pd erano venuti a “patti” per fronteggiare, per lo più, i dissidenti dem.

Questo Patto del Nazareno 2.0 nasce in maniera diversa rispetto a quello precedente; mentre il primo accordo fra le parti era stato coordinato direttamente dal Premier con Verdini, questa volta la palla è passata ai numeri due di entrambi gli schieramenti.

Rispetto all’1.0, questo nuovo Patto del Nazareno mette in evidenza due elementi.

Il primo, maggiormente scontato, si mostra nelle reali difficoltà della maggioranza a gestire la situazione in Senato dove, in caso di ammutinamento della minoranza dem (che a dir la verità è stato sempre annunciato ma mai portato veramente a termine), si avrebbero serie difficoltà nell’approvazione delle “riforme” nonostante l’ampia gamma di partiti presenti.

Il secondo, che sicuramente passa inosservato, è dato dalla “contrattazione” portata avanti non più dai vertici di partito; il primo patto aveva, senza dubbio, indebolito la figura del Premier che, pur avendo “portato a casa” le riforme necessarie, aveva permesso la rinascita politica e rappresentativa del nemico di sempre.

L'accordo è servito: il Patto del Nazareno 2.0

Giovanni Toti e Debora Serracchiani, autori del nuovo Patto del Nazareno

A tal proposito, al fine di rafforzare sia mediaticamente che politicamente il governo  (ed in particolar modo il Premier/Segretario Renzi), sono entrati in campo i vice.

Il primo passo è stato fatto ancora una volta dal Pd con Debora Serracchiani, numero due del partito e Presidente del Friuli Venezia Giulia, che ha affermato la necessità di “parlare con tutti, intendo proprio con tutti” e anche che il governo non ha “bisogno di nulla, né cerchiamo di risollevare qualcuno. FI, comunque, ha votato le riforme in passato e non vedo perché non possa rifarlo”.

Una richiesta (ed un ringraziamento per il lavoro fino ad ora svolto) fin troppo facile da capire per i diretti interessati che hanno subito risposto all’appello.

A questo disperato SOS lanciato dal partito di maggioranza relativa ha replicato il neo Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che, dopo aver ribadito la fine del “vecchio” Patto del Nazareno, si augura, data la ritrovata sintonia fra le parti con la questione Presidenza Rai, di vedere un atteggiamento diverso anche in ambito parlamentare.

La volontà di (ri)avvicinarsi c’è (e gli ammiccamenti lo confermano).

Ci si appresta ad assistere, quindi, ad una vera e propria lotta in Senato in vista del ddl Boschi in cui le sorti delle prossime assemblee rappresentative sono legati all’azioni della minoranza dem e alla riattivazione del Patto del Nazareno in salsa 2.0

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