12 Luglio 2015 - 12:55

Landini e il vano tentativo di unità sindacale

Landini

Il sindacato di Landini propone una lotta comune a CGIL, FIM e UILM, ma le risposte dei rispettivi rappresentanti minano, ancora una volta, la tanto attesa unità sindacale

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Con l’approdo nell’arena politica di Maurizio Landini, attraverso la sua “Coalizione sociale”, uno degli sforzi che il sindacato dei metalmeccanici sta cercando di compiere, ormai da mesi, è quello di riunire tutte le sigle con l’intento di riportare al centro del dibattito “la dignità della persona attraverso il lavoro”.

L’occasione propizia per riaffermare questo principio è stata l’assemblea della FIOM svoltasi il 10 e 11 luglio in cui i rappresentanti hanno redatto un documento in cui si incitano gli altri sindacati, ed in particolar modo i “cugini” della CGIL, ad unirsi e portare a termine la battaglia referendaria sul “Jobs Act”.

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Maurizio Landini

Landini in sostenza chiede, soprattutto al sindacato guidato da Susanna Camusso, di rispettare gli impegni presi nei mesi precedenti attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare, che troverebbe però non pochi ostacoli in Parlamento, e addiritturaa un referendum sulla nuova riforma del lavoro.

La battaglia che intendono mettere in campo i metalmeccanici riguarda il Jobs Act a 360°, con riferimento specifico all’articolo 18, da estendere a tutte le categorie, il demansionamento del lavoro, il controllo a distanza e la lotta alla precarietà.

Il documento, però, non si ferma alla riforma del lavoro ma investe anche la recente riforma della scuola (la c.d. “buona scuola”)dove la FIOM individua i punti di debolezza (e di possibile intralcio alla formazione di una vera e propria “scuola efficiente”) sia nella nuova figura del “superpreside”, i cui poteri potrebbero sfavorire il merito e aumentare il male del clientelismo (ma non solo), che nei finanziamenti pubblici alle scuole paritarie, ormai garantite maggiormente rispetto alla scuola pubblica.

La proposta di Landini (e dell’intera FIOM) cerca di stimolare, inoltre, l’unità sindacale (in questo caso con FIM e UILM) per l’attivazione di una contrattazione unica per i metalmeccanici.

Questa ultima esternazione, però, più che unire ha evidenziato, per l’ennesima volta, la differenza di vedute e di percorsi tra le diverse sigle.

Infatti, sia Marco Bentivogli (FIM) che Rocco Palombella (UILM) hanno mal digerito la proposta dei metalmeccanici della CGIL e hanno, addirittura, risposto per le rime al sindacato.

Per Bentivogli  la “Fiom conferma di avere una scarsa idea del confronto democratico” mentre per Rocco Palombella si è avuta una  “proposta unilaterale di piattaforma rivendicativa per il contratto nazionale. Si tratta di un modus operandi sbagliato che risulta come un’imposizione da prendere, o lasciare, alle altre parti sindacali. Così non va”.

Gli umori per tornare, o almeno provare, a lavorare insieme non promettono nulla di buono, anzi, sembrano allontanare sempre di più i vari rappresentanti.

Ormai, infatti, è diventata abitudine che ad ogni grido di unione si accosti uno di polemica che non solo evienzia la voglia di primeggiare fra le varie sigle ma svilisce anche il ruolo del sindacato stesso (intento più ad emergere mediaticamente che affiancare il lavoratore).

Landini quindi si trova tra due “enormi fuochi” :da un lato gli “eterni rivali” della CGIL, con cui da anni condividono poco o nulla, e dall’altro il rapporto di amore/odio con le altre sigle dei metalmeccanici sulle modalità di azione.

L’unità sindacale sembra sempre più un’utopia e tutte le richieste di aiuti dei lavoratori sembrano travolte dalle lotte interne e dai dibattiti sul grado di “democrazia espresso”.

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