Lega-Russia: due novità importanti sul caso
Salvini, sul caso Lega-Russia, ha negato ogni coinvolgimento, ma è stato smentito. Provò a legalizzare il finanziamento ai partiti dall’estero
Non solo non c’è stata ammissione di colpa, ma addirittura i registri hanno smentito anche la presunta innocenza. Dopo ben due giorni dalla notizia delle intercettazioni di Savoini, noto collaboratore di Salvini nella trattativa Lega-Russia sui finanziamenti illegali, spuntano i primi retroscena scioccanti. Naturalmente, il ministro dell’Interno ha nuovamente negato tutto, avallando l’ipotesi di complotti, scie chimiche, colpa degli alieni e chi più ne ha, più ne metta. A loro volta, però, gli stessi sono stati smentiti dagli autori delle inchieste, che minacciano seriamente il leader leghista.
Dalle inchieste portate avanti da Repubblica e Il Foglio, infatti, sorgono nuovi particolari scioccanti. Per ben due volte negli ultimi mesi, infatti, la Lega aveva tentato di modificare la legge che proibisce ai partiti di ricevere donazioni provenienti dall’estero. Dopo un primo tentativo fallito, il secondo, ad Aprile, è andato a buon fine, e la Lega è riuscita a rendere legali le donazioni provenienti dall’estero verso fondazioni e associazioni. Il tutto, naturalmente, in favore di chi? Della Russia e dell’amico “sovrano” Vladimir Putin.
Naturalmente, dalla Lega piovono smentite. Il deus ex machina del partito di Governo non solo fa orecchie da mercante, ma addirittura passa dalla parte del perseguito (come è solito fare, del resto). Infatti, secondo Matteo Salvini, la Lega sta venendo presa da mira da forze non meglio specificate perché “scomoda“. Un commento con cui ritorna in mente un altro grande “status symbol” del centrodestra, ovvero quel Silvio Berlusconi il cui unico obiettivo era quello di “smascherare” la magistratura.
Il tutto, naturalmente, è sintomo di una politica che diventa, sempre più, “monoteistica“, che non ha più ragione di credere nella divisione dei tre poteri principali (legislativo, esecutivo, giudiziario), in quanto quest’ultimo è stato praticamente annullato, almeno a parole.
Le prove
Ciò che Salvini (o almeno, il suo pubblico coi paraocchi) ignora è che, in realtà, le prove fotografiche dei contatti esistono. I registri hanno documentato la presenza di Savoini fin dall’elezione del ministro dell’Interno a segretario della Lega (parliamo, quindi, del lontano 2013). Non solo. Perché l’indagato è anche presente nelle delegazioni ministeriali ufficiali della Lega, avallando l’ipotesi che fosse proprio lui a guidare “l’ambasciata“.
Per quanto riguarda i rapporti tra l’associazione Lombardia Russia e la Lega, diversi giornalisti hanno notato che le due sedi sono situate nello stesso palazzo di Via Bellerio. Proprio nel corso del congresso che portò alla sua elezione intervenne Alexey Komov, presidente onorario di Lombardia Russia e uomo di fiducia di un noto oligarca russo di estrema destra molto vicino al Governo.
Inoltre, la Lega ha presentato ben due emendamenti, dopo l’approvazione dello Spazzacorrotti del Movimento 5 Stelle. Il primo prevedeva di cancellare il divieto di finanziamento estero ai partiti, così da coprire le malefatte in Russia. Il secondo, invece, prevedeva che il divieto di finanziamenti provenienti dall’estero non colpisse le associazioni e le fondazioni affini.
Due indizi che, insieme, naturalmente fanno più di una prova. In Parlamento il Movimento 5 Stelle ha detto di essere favorevole all’apertura di una commissione di inchiesta sulla vicenda, come quella chiesta dal PD, ma ha specificato che dovrà riguardare i finanziamenti di tutti i partiti. Insomma, ancora una volta il partito “grillino” ha trovato il modo di calmare le acque e coprire le spalle all’alleato di Governo.
Il tutto in nome di un’alleanza che non solo scricchiola ancora di più, ma che diventa sempre più grossolana e grottesca. Ciò che stupisce, ancora una volta, è come il Movimento 5 Stelle abbia di colpo smarrito la sua verve reazionaria e non interroghi gli stessi parlamentari della Lega (e non il loro capo) sulla faccenda.
L’oscurità della politica italiana c’è ancora.
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