23 Giugno 2018 - 13:37

Lifeline: il nuovo capitolo della vicenda migranti

migranti

La ONG tedesca Lifeline lancia un messaggio d’aiuto su Twitter. Nel frattempo, un cargo danese attende fuori Pozzallo dalla giornata di ieri

La situazione sta diventando alquanto incresciosa per l’Italia, e promette di instaurare ancora più perplessità nei confronti della gestione dei migranti. L’ONG tedesca Lifeline, con 224 migranti a bordo, continua a rimanere in alto mare e lancia una prima richiesta di aiuto in attesa di un porto sicuro dove attraccare.

Siamo a Sud di Malta, in acque internazionali. Alcune forniture sono esaurite, oggi abbiamo bisogno di fare un viaggio di approvvigionamento per la nave. Abbiamo bisogno di farmacicoperte, etc. Aiutateci.” scrive su Twitter la Lifeline.

Nel frattempo, la faccenda degrada. Un’altra nave cargo, la Alexander Maersk, battente bandiera danese, con a bordo più di 110 migranti soccorsi nel Mediterraneo, è da ieri davanti al porto di Pozzallo. La nave, però, è stata rifornita di viveri e beni di prima necessità, in attesa di ricevere l’autorizzazione ad entrare nel porto.

L’ONG ha dichiarato: “Nel bel mezzo della notte abbiamo ricevuto un messaggio radio: gommone in pericolo. Non lontano da noi. Abbiamo offerto il nostro supporto ad Alexander Maersk, una grande nave portacontainer non effettivamente preparata per effettuare un salvataggio. Accettano per fortuna la nostra offerta. Ora siamo sul posto e il nostro equipaggio Rhib sta assistendo le persone mentre salgono a bordo su una scala di maglia da 5 metri.

Per ora, l’emergenza è rientrata. Ma il ministro dell’Interno Matteo Salvini rettifica, ancora una volta, la situazione.

Il bando di Salvini

Il vero protagonista di questo nuovo Governo è sempre di più lui: Matteo Salvini. In un modo o nell’altro, riesce a far parlare di sé, gettando nell’ombra più profonda i suoi alleati/avversari del Movimento 5 Stelle.

Il ministro dell’Interno non ha perso l’occasione per commentare la vicenda, rendendo la situazione ancora più chiara.
In questo momento le navi di due Ong sono nel Mediterraneo, in attesa di caricare immigrati. Le navi di altre tre Ong sono ferme in porti Maltesi. Che strano.” ha scritto, in un post su Facebook.

La Lifeline, infine, nave fuorilegge con 239 immigrati, è in acque maltesi. Tutto questo per dirvi che il Ministro lo farò insieme a Voi, condividendo tutte le informazioni che sarà possibile e per ribadire che queste navi si possono scordare di raggiungere l’Italia: voglio stroncare gli affari di scafisti e mafiosi!” ha poi concluso.

Inutile dire come la situazione stia degenerando. Il ministro dell’Interno, ora, ha cambiato strategia da adottare. Non sono più gli immigrati la scusante di turno, ma i veri colpevoli sono gli scafisti e i mafiosi. La colpa non è dunque da attribuire alla gente che scappa dalla guerra, ma a coloro che gestiscono il trasporto e che ne avallano l’ingresso in Italia.

Con questo procedimento, Salvini ha aggirato anche l’ultimo ostacolo che poneva limiti alla sua egemonia incontrastata sul Governo: la sensibilità. Puntando, infatti, sull’illegalità, il ministro mira a distrarre l’opinione pubblica dalla faccenda razziale, indirizzandola verso un argomento ostile comune: la lotta agli affari loschi.

Il premier c’è o no?

Altro capitolo, in questa vicenda, è rappresentato proprio dalla posizione del premier. Giuseppe Conte svolge un ruolo “oscuro”, non visibile ai più, di rassicurazione nei confronti degli altri Paesi. A parte la partecipazione al summit sull’immigrazione di domani, infatti, il primo ministro ieri sera è stato a colloquio con il presidente libico, Fayez Sarraj.

Conte ha concordato sull’importanza di trovare soluzioni complete al problema che tengano conto delle sue dimensioni di sicurezza, economica e umanitaria. Il premier avrebbe rinnovato il sostegno dell’Italia al Governo di accordo nazionale e al percorso di unità in Libia.

La prova di forza

Insomma, se da una parte Salvini mira a destabilizzare i rapporti con le altre nazioni (o quantomeno a far capire all’Unione Europea di non voler più sottostare agli accordi), Conte ricuce. Se Salvini rappresenta il bastone, Conte rappresenta la carota. Ma l’intento è lo stesso: riportare l’Italia ad uno stato di benessere comune.

Questo stato passa anche per la riforma della politica migratoria. Non è un caso che lo stesso premier si sia irritato, e abbia ribadito a più riprese di non voler firmare nessuna bozza “preconfezionata” da Francia e Germania. La revisione degli accordi di Dublino deve essere seria, e deve essere fatta con cognizione di causa. Solo così l’Unione Europea ha qualche chance di ricavare qualcosa da questa situazione. L’Italia, nel frattempo è sempre più sul piede di guerra, e non sembra aver intenzione di mollare.

Conte, domani, partirà da una posizione di forza e farà valere quasi sicuramente le sue ragioni. Naturalmente si prospetta una soluzione democratica e di comune accordo, ma soprattutto ragionevole. L’Europa deve rendersi conto che il problema è serio e che una revisione degli accordi, in fin dei conti, non fa poi così male.

Se l’obiettivo è quello di garantire la sicurezza e la distribuzione equa degli immigrati in tutta Europa, se l’intento è quello di regalare a chi scappa dalla guerra un futuro degno di questo nome, allora ben venga questo accordo.

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