23 Febbraio 2016 - 03:29

Lo chiamavano Jeeg Robot – Analisi e Curiosità

Lo Chiamavano Jeeg Robot

Noi di Zon.it abbiamo visto l’anteprima del film Lo Chiamavano Jeeg Robot, nelle sale dal prossimo 25 febbraio. È con molto piacere ve ne parliamo

[ads1] Gabriele Mainetti porta sul grande schermo la sua opera prima, a parere di chi scrive, in modo egregio. Lo Chiamavano Jeeg Robot è un film che osa, non sappiamo ancora quanti lo ameranno e quanti (abituati ai cliché) lo odieranno.

Mainetti riesce a rielaborare forma e cultura del cinema americano restituendo in maniera lucida un prodotto che parla dei costumi e delle problematiche del Paese Italia. Lo Chiamavano Jeeg Robot è un ibrido, un film che usa il pretesto del supereroe giapponese, per raccontare, in uno stile drammatico e italiano, le vicende dei protagonisti mescolandolo all’action americano.

NARRAZIONE

Lo Chiamavano Jeeg Robot[dropcap]E[/dropcap]nzo Ceccotti, un outsider, un emarginato, a causa di un incidente acquista dei super poteri. Abituato ad arrangiarsi e a pensare solo ed esclusivamente a sé stesso, il protagonista interpretato da Claudio Santamaria, fa uso dei poteri per migliorare il proprio tenore di vita. Sarà solo grazie al fortuito (o forse predestinato) incontro con la problematica Alessia (Ilenia Pastorelli), la quale per fuggire al mondo circostante si rifugia nell’anime Jeeg Robot d’Acciaio, che Enzo affronterà un percorso interiore per mettere al servizio dell’umanità i propri poteri. I protagonisti dovranno fare i conti con la Roma periferica e popolare di Tor Bella Monaca e con i reietti, le persone ai bordi della società che la popolano. Quando nasce un eroe però nasce anche una nemesi, un antagonista. Enzo, infatti, dovrà fare i conti con Lo Zingaro, un piccolo delinquente che vive di rapine, frustrato di non riuscire a esprimere il proprio potenziale e aspirante re di Roma.

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Regia[dropcap]P[/dropcap]ulite e azzeccate appaiono le scelte della regia, dalle sequenze action a quelle più introspettive che si soffermano sulla psiche dei personaggi. Buoni (anche se a basso costo) gli effetti speciali i quali rendono più “verosimile” il film.

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Colonna-Sonora

Lo Chiamavano Jeeg Robot[dropcap]O[/dropcap]maggio agli anni Ottanta: Un’Emozione Da Poco, Non Sono Una Signora, sono alcune delle canzoni che compongono la colonna sonora di Lo Chiamavano Jeeg Robot. Insieme al riferimento dell’anime giapponese costruisce il profilo del regista e, in generale, delle generazioni degli anni Settanta e Ottanta cresciute con i cartoni animati nipponici.

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Curiosità

[dropcap]D[/dropcap]al 20 febbraio è uscito con la Gazzetta dello Sport l’omonimo fumetto  Lo chiamavano Jeeg Robot in collaborazione con la Lucky Red e basato sul film. Il fumetto è scritto e curato da Roberto Recchioni (Dylan Dog, Orfani) con i disegni di Giorgio Pontrelli e Stefano Simeone e con quattro diverse cover realizzate da Leo OrtolaniGiacomo BevilacquaZerocalcare e lo stesso Recchioni.

Nel 2011 alcuni youtubers, diventati in seguito famosi, realizzarono la web serie Freaks!, sulla falsa riga di Lo Chiamavano Jeeg Robot attraverso la quale parlavano di super poteri in una Roma periferica.

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citazioni

Lo Chiamavano Jeeg Robot[dropcap]D[/dropcap]iverse sono le citazioni presenti in Lo Chiamavano Jeeg Robot. La prima in assoluto è la genesi dell’eroe, come nei fumetti americani degli anni Sessanta e Settanta, a seguito di un incidente con sostanze radioattive Enzo acquista i suoi poteri.

Dopo essere stato a contatto con agenti radioattivi Enzo è a letto e si contorce dal dolore, scena che ci ricorda Spiderman di Raimi.

La prima volta che Enzo affronta Lo Zingaro si ferisce a un piede e perde il mignolino, omaggio a Il Grande Lebowsky.

Non dimentichiamo inoltre che già dal titolo si omaggia Jeeg Robot d’Acciaio.

Cioè però amore mio quando te trasformi te devi cambià ‘ste scarpe. Un supereroe con le scarpe de camoscio nun s’è mai visto, dai!

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PERSONAGGIO
[dropcap]A[/dropcap] contendersi il ruolo di personaggio migliore in Lo Chiamavano Jeeg Robot ci sono sicuramente Enzo Ceccotti e Lo Zingaro. Vorrei dire che siamo in una situazione di perfetta parità, ma noi tifiamo sempre per il buono.

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