3 Febbraio 2015 - 17:07

L’uomo per bene, il film-documentario sulle lettere segrete di Heinrich Himmler

L’uomo per bene, le lettere segrete di Heinrich Himmler è il titolo del nuovo film dedicato a una delle figure controverse del Nazismo: uno spietato assassino o un buon padre di famiglia?

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Il film L’uomo per bene, le lettere segrete di Heinrich Himmler è diretto da Vanessa Lapa, regista belga che, trasferitasi in Israele nel 1995, ha prodotto centinaia di reportage d’attualità per la TV israeliana. Il documentario è stato proiettato nelle sale in Italia il 27 e il 28 gennaio in occasione della Giornata della Memoria. Quando nel 1945 gli alleati americani occuparono la casa di Himmler si trovarono dinnanzi a centinaia di lettere, documenti, diari personali. Grazie, inoltre, al recupero di filmati, la maggior parte inediti, tratti da diversi archivi dislocati in 13 paesi del mondo, la narrazione è costruita seguendo il percorso biografico del protagonista, a partire dai suoi primi anni di vita.L'uomo per bene

L’intento del film è quello di rendere lo spettatore testimone del mondo e del clima prodotti dalla Prima Guerra mondiale e dalla Repubblica di Weimar, affrontati inizialmente dal punto di vista di un tedesco appartenente alla classe media e successivamente da quello di una famiglia nazista di alto rango. Il documento, interamente centrato sulle vicende private di Himmler e della sua famiglia, svela le convinzioni più intime dell’architetto della soluzione finale e ideatore dei campi di sterminio. Pregevole la scelta di riproporre le lettere in lingua originale, anche se la lettura dei sottotitoli non permette un’attenta visione dei filmati. Come emerge nel corso del girato, allo scoppio della Prima Guerra mondiale, Himmler, che allora aveva solo 14 anni, seguì con vivo interesse gli avvenimenti mostrando il forte desiderio, nonostante la giovane età, di andare al fronte e combattere per amore della patria. Terminati gli studi universitari, spinto da un forte dovere verso la Nazione, nel 1923 s’iscrive al Partito nazionalsocialista. Negli anni successivi, grazie alla sua presenza attiva all’interno del movimento, viene  nominato rispettivamente Reichsführer delle SS, comandante della polizia e delle forze di sicurezza del Terzo Reich e nel 1943 ministro dell’Interno. Dalle lettere scritte alla moglie, Margarete Siegroth (Marga), dal 1927 fino a poche settimane prima del suo suicidio nel 1945, traspare la vera ossessione antisemita che accomuna i coniugi e la leggerezza e assoluta normalità con cui hanno vissuto l’Olocausto. Radicata  è la convinzione secondo la quale l’autorità, in Europa, dovesse spettare a un’élite razziale, quella tedesca: razza regale dell’umanità. In un mondo diviso tra umani e subumani (questi ultimi sebbene fossero uguali agli umani da un punto di vista biologico, dal punto di vista morale ed emotivo erano considerati inferiori animali) è possibile sostenere che ci troviamo dinnanzi all’ennesimo esempio di un “male banale”?

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Il film c’invita a un’ulteriore riflessione e per questo costituisce un contributo innovativo. Il protagonista è un borghese con tutti i segni esteriori della rispettabilità e le abitudini di un uomo per bene. Egli ha operato, più o meno consapevolmente, una scissione tra funzioni pubbliche e private, famiglia e lavoro, a un punto tale che non è più in grado di trovare, dentro di sé, alcun legame tra le due sfere. Quando il suo lavoro lo costringe a uccidere delle persone non si considera un assassino perché non agisce secondo le proprie inclinazioni, ma si limita a svolgere delle mansioni assegnategli. Ciò che gli sta più a cuore è, da buon padre di famiglia, la sicurezza della moglie e dei suoi figli nei confronti dei quali nutre, oltre all’affetto, un profondo senso di responsabilità. In una delle lettere riproposte nel film, infatti, Himmler scrive alla moglie: “Non permetterò a nessuno di distruggere il paradiso che abbiamo costruito”. Appare altrettanto determinato quando, durante i primi anni del Reich, dopo la vittoria del movimento alle elezioni del’33, scrive al padre: “Se altre Nazioni siano prospere o muoiano di fame mi interessa solo nella misura in cui le renderemo schiave della nostra cultura”. L’uomo per bene presenta un continuo contrasto tra ordinarietà e atrocità, ma soprattutto una normalità che coabita inevitabilmente con imprese terrificanti, che superano l’umana immaginazione.

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