3 Gennaio 2019 - 11:07

M5S, la strategia europea passa per (l’apparente?) ritorno al passato

di maio Movimento 5 Stelle Toninelli

M5S tra annunci e ritorni. La strategia in vista delle Europee e del periodo successivo alla tornata elettorale

Il nuovo anno si è presentato, sin da subito, con le strategie dei vari gruppi in vista delle Elezioni Europee ed amministrative.

Fra i tanti – mossi da necessità interne o opportunità del momento – a ripartire con il botto è il M5S.

Con l’incontro di San Silvestro tra il capo politico Di Maio e l’ex deuputato Di Battista – di ritorno dal Sud America – è stata esternata la prossima azione politica dei pentastellati.

Al grido “Taglieremo gli stipendi parlamentari” i maggiori rappresentanti del M5S non solo hanno mostrato la strada che i grillini seguiranno ma anche in che modo lo faranno.

Ciò che è emerso con forza è, senza dubbio, il tentativo di tornare al passato – al momento solamente nelle intenzioni – e di recuperare il passo sugli alleati di governo.

L’operazione messa in atto, che non a caso prende piede da uno dei big di casa, oltre ad una visibile conseguenza dal punto di vista politico potrebbe portare anche ad un differente approccio nell’esecutivo.

Politicamente, tenendo ben presenti i bocconi amari ingoiati tanto per leggerezza di sorta quanto per evitare la crisi di governo, l’iniziativa mira a rivalorizzare– o almeno limitare – le perdite elettorali.

Ormai è noto che la Lega rappresenta, stando almeno ai sondaggi, la prima forza del Paese con il suo (quasi) stabile 33%.

Con il chiaro obiettivo di limare il divario con il gruppo di Salvini, il M5S sta cercando in ogni modo di recuperare sull’immagine – cosa che spesso e volentieri ha colpito con risvolti negativi i rappresentanti – e di (ri)presentarsi all’elettorato come quelli di una volta.

L’azione, chiaramente, ha una diretta conseguenza nel governo dove il rischio è sia di perdere il primato nella guida del Paese che rilevanza nello spettro partitico italiano.

In sostanza, qualora la Lega confermasse i numeri, il M5S sarebbe costretto alla formazione di una nuova gestione – a trazione leghista, chiaramente – e ad un ulteriore ammorbidimento di una linea di per sè modificata (e spesso mortificata) per l’occasione.