11 Marzo 2018 - 09:00

Malala Yousafzai si racconta al Letterman made in Netflix

Malala Yousafzai

Dal Nobel ad Obama, passando per George Clooney, un altro Nobel per la pace da David Letterman: tocca a Malala Yousafzai. La recensione del racconto a cura di Zon.it

Quello con Malala Yousafzai è un incontro unico e vero. Il Premio Nobel per la Pace del 2014 racconta la propria vita, dall’infanzia in Pakistan, le sue prime lotte, il drammatico attentato, la sua vita in Inghilterra, il Nobel, fino alla sua campagna per i diritti delle donne di tutto il mondo.

Malala Yousafzai è tra i personaggi che meglio incarnano l’essenza positiva della lotta per l’uguaglianza dei diritti. Ciò che colpisce, durante l’incontro con Dave, è la sua dignità e semplicità, il suo altruismo ma, la qualità che più spicca, l’indomito coraggio.

Malala è figlia e nipote di insegnanti. L’arte del comunicare, quindi, diviene quasi insita nella sua persona. Il suo discorso in occasione del Nobel è risultato profondo e diretto, nonostante la giovane età (17 anni). Questo ad indicare come avesse, già allora, idee precise, ideali da seguire, una missione da proteggere, aspirazioni di vita all’insegna della difesa dei diritti.

Ho imparato a comunicare un messaggio da mio nonno e da mio padre. Con quel discorso volevo dire che vincevo, non solo per me stessa, ma anche per le ragazze del mondo, le 130 milioni di ragazze che non vanno a scuola. Volevo parlare per quelle ragazze.”

Malala ha poi raccontato quando e come ha iniziato a manifestare apertamente: “Ho iniziato a manifestare quando la mia istruzione fu bandita. Ero nella Swat Valley, un posto bellissimo, e le nostre scuola furono vietate dafli estremisti talebani.”

Letterman ha successivamente posto l’attenzione al tentato omicidio ai danni dell’allora 12enne. Venne colpita alla testa da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da scuola. Miracolosamente sopravvisse e venne trasportata d’urgenza ad un ospedale specializzato per ferite di guerra a Birmingham.

Non sapevo che centinaia di migliaia di persone manifestavano, in Pakistan e in tutto il mondo. Non sapevo che ora la gente capiva che istruire le ragazze fosse importante.”

Alla domanda di Letterman relativa ai tagli sull’istruzione è disarmante e convincente la risposta della Yousafzai: “È un dramma che succeda. Bisogna istruire le generazioni future e concedere loro di sognare e di contribuire all’economia e ai loro paesi.”

Ma c’è spazio anche per un ricordo commosso di Benazir Bhutto, straordinaria leader del Pakistan e tragicamente scomparsa in seguito ad un attento. “Lei è un’ispirazione, ha

 detto alle donne, in tutto il mondo che possono essere leader, primi ministri e presidenti” – e alla domanda di una possibile nuova Prime Minister in un paese musulmano – “Credo di sì. Sicuramente. Presto, molto presto. Non solo nei paesi musulmani, in tutti i paesi. Anche negli USA non c’è mai stato un presidente donna“. La riposta di Letterman: “Lo abbiamo notato…”  tra l’amaro e il befferdo.

Passaggio sicuramente fondamentale dell’intervista è la spiegazione che Malala dà dell’ideologia degli estremisti pakistani e del loro modo di vedere ed intendere la religione – tema quantomai di attualità anche in Italia per “problema immigrazione“: “Loro si sbagliano. Ma loro, a differenza di altri leader nel mondo, sanno che l’istruzione dà potere alle donne. Lo riconoscono. Sanno che se una donna è istruita, se va a scuola, sarà indipendente, prenderà delle decisioni e avrà uno status, andrà a lavorare, uscirà dalla casa e avrà una sua identità e, loro non vogliono questo, perché sanno che non riescono a considerare le donne come eguali, ed è una sfortuna questa idea di misoginia. E si trovano delle scuse, dei pretesti nella cultura e nella religione per sostenere e giustificare quelle opinioni.”

Il terzo appuntamento di David Letterman pone, a questo punto, un filo conduttore: uomini e donne che ce l’hanno fatta. Nonostante le loro infanzia difficile, i loro drammi. Ce l’ha fatta anche Malala Yousafzai, straordinaria donna, magnifica sostenitrice per gli eguali diritti, instancabile lottatrice di cui il mondo, in questo momento, soprattutto in questo momento, ha davvero bisogno.

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