Manovra dimezzata? Il governo prepara il piano B
Nella legge di bilancio da 40 miliardi 15 dipendono dall’Europa. Gualtieri: stasura complessa, si pensa a un piano B della manovra
L’incubo del coronavirus e di un possibile nuovo lockdown non è il solo a spaventare l’Italia. Sul piatto della bilancia ci sono i fondi da investire, i piani da stendere e manovre finanzianzie da attuare. Ma c’è un problema. Quasi metà della legge di bilancio dipende da Bruxelles.
I veti dei Paesi frugali e del gruppo di Visegrad, che minacciano di ritardare l’avvio del programma “Next Generation Eu”, sono un problema per l’Italia. La manovra da 40 miliardi annunciata dal ministro Roberto Gualtieri, infatti, si regge sui 22 miliardi in deficit stabiliti nella nota di aggiornamento al Def (Nadef) e su circa 15 miliardi di “grants”, i soldi a fondo perduto attesi nel 2021 grazie al Recovery Fund. La Nadef li considera senza dettagliare quando saranno disponibili, se dalla primavera o più avanti nel tempo. Proprio la contabilizzazione di queste risorse è la ragione principale che ha fatto slittare il documento di finanza pubblica al Cdm di lunedì, dopo il Consiglio europeo.
«La stesura è particolarmente complessa», ha ammesso il ministro Roberto Gualtieri, intervenendo ieri prima al Festival delle città e poi in audizione al Senato. Il ministro ha fatto capire che il negoziato è in corso, ma lui è ottimista. Infatti il Mef non vede il pericolo che il menu della legge di bilancio debba essere stravolto per colpa di qualche leader Ue che non vuole pagare il conto. «Siamo fiduciosi che queste visioni diverse verranno finalizzate – ha spiegato l’inquilino di via XX settembre – è normale che ci sia una trattativa, supereremo gli ostacoli».
Il piano B
Conferma la tabella di marcia: «Il 15 ottobre presenteremo lo schema di Recovery plan con una articolazione dei progetti e una allocazione delle risorse. Ci confronteremo con la Commissione europea per essere pronti il primo giorno utile quando i regolamenti saranno approvati». Il feedback di Bruxelles è determinante perché le norme saranno anticipate nella legge di bilancio, così da attuarle fin dall’inizio del 2021. «Dopo ci sarà un’integrazione delle risorse che abbiamo già stanziato», ha sottolineato il numero uno del Tesoro. Che tradotto vuol dire: spendiamo i 22 miliardi che prendiamo a debito (l’1,3% del Pil), poi aggiungeremo la quota di “grants” quando arriveranno nella seconda metà dell’anno prossimo.
L’idea è questa: si emetteranno titoli sul mercato da sostituire in un secondo momento con i “loans”, i prestiti Ue con tassi inferiori. E allo stesso modo si potrebbe fare in attesa dei soldi a fondo perduto, gonfiando un po’ il deficit nel Def di aprile per poi riabbassarlo. Insomma, si valuta se usare i miliardi del Recovery come rimborso di spese già effettuate, sulla falsariga del Sure con la cassa integrazione.
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