21 Ottobre 2015 - 18:24

Massimo Ranieri, Napoli è… Malia

Malia

È uscito il 9 ottobre, il nuovo album di Massimo Ranieri: “Malia Napoli (1950-1960)”. L’album è un cover di alcuni classici delle musica napoletana

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Lo scugnizzo del Pallonetto di S. LuciaMassimo Ranieri, torna più carico che mai con  il suo nuovo album: “Malia Napoli (1950-1960)”. Il nuovo lavoro di Massimo Ranieri è un cover di alcuni classici della canzone napoletana, rivisitati in chiave jazz.

Massimo Ranieri

Massimo Ranieri

L’album, uscito lo scorso 9 ottobre, ha visto la partecipazione e collaborazione di cinque jazzisti italiani: Enrico Rava, Stefano di Battista, Rita Marcotulli, Stefano Bagnoli e Riccardo Fioravanti.

Il disco raccoglie dodici brani, reinterpretati da Ranieri con fascino, incanto, forza di seduzione attraverso la sua straordinaria voce.

Apre il nuovo album la canzone Malatia, espressione di un amore totale, senza riserve che diviene quasi tormento, gelosia, ossessione fino all’estremo… una malattia per la quale non esistono cure.

La tracklist dell’album, prosegue con Ue ue che femmena. Ranieri, in questa interpretazione, mostra tutta la sua versatilità coinvolgendo in un gioco scherzoso l’ascoltatore con il brio che il brano sprigiona nella visione di una tipica bellezza partenopea.

In Doce doce, il tema dominate è un amore triste, ormai finito, del quale rimase solo il ricordo di dolci baci.

Nostalgia struggente e malinconia sembra pervadere anche il pezzo di Nun è peccato e Te voglio bene tanto bene, per un amore, che solo al ricordo fa palpitare il cuore e l’anima. Da brivido, la performance in questo brano della tromba di Enrico Rava.

Il tema dell’amore traspare anche dal brano Resta cu’mme con il racconto di una passione d’amore che si trasforma in tormento dell’anima.

Massimo Ranieri, continua a incantarci con la sua voce melodiosa  nel brano Anema e core, attraverso il  quale sembra rassicurare l’amata: dormi senza paura, il mio amore per te, ti terrà compagnia fino al risveglio.

Il nuovo disco, continua con l’interpretazione di Luna caprese, Accarezzame,  ‘Na voce, ‘na chitarra e’ o ppoco ‘e luna.

In Luna caprese è tale l’identificazione tra la bellissima isola e la canzone, che i versi di quest’ultima e la voce di Ranieri, sembrano quasi trasportare gli ascoltatori su una delle banchine del porto di Capri.

Delicata, romantica e umana  l’interpretazione di ‘Na voce, ‘na chitarra e’ o ppoco ‘e luna. Un brano che avvolge l’ascoltatore con  la sensualità della parlata napoletana.

Chiude il tema dell’amore il brano Accarezzame. La dolcezza delle note di questa canzone è la sublimazione di un amore e della sua incomparabile bellezza. “L’amore, basta all’amore” (K. Gibran).

Il cantante partenopeo, non si è cimentato solo all’interno del nuovo disco con  brani sentimentali, ma anche dai toni più leggeri; come O’ sarracino e Tu vuo’ fa’ l’americano, portati al successo da Renato Carosone.

Massimo Ranieri, interpreta, con un sound coinvolgente questi due classici della canzone napoletana  a ritmo di swing e boogie woogie. I brani, dal ritmo accattivante e orecchiabile,  sono entrambi delle caricature, delle prese in giro, come avviene spesso in molte canzoni napoletane.

O’ sarracino, è la caricatura del malandrino affascinante che tutte le donne desiderano. Il brano è un mix di contaminazioni orientali e partenopee, tutto condito da Ranieri in salsa jazz.

Chiude il disco Tu vuo’ fa’ l’americanoIl brano, anche se è una satira sul  processo di americanizzazione è un vero e proprio spaccato della società napoletana del primo dopoguerra, quando i ragazzi dei bassifondi imitavano lo stile di vita degli americani bevendo whisky e soda, ballando il rock and roll  giocando a baseball e fumando delle sigarette, ma rimanendo dipendenti dai propri genitori per i motivi economici.

Tutto questo è Malia… un album in grado di evocare atmosfere magiche e di sedurre l’ascoltatore con melodie d’altri tempi, ma immortali.

“La malia di uno sguardo, di un sorriso; la sottile malia delle sue parole; la dolce malia delle sere, a fine agosto” (C. E. Gadda).

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