16 Ottobre 2015 - 11:56

Migrante afghano ucciso da guardie bulgare al confine turco

Migrante

Nella serata del 15 ottobre un migrante di nazionalità afghana è stato ucciso dalla polizia di frontiera bulgara, al confine con la Turchia

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Il fatto è avvenuto nei pressi di Sredets, città al confine, secondo quanto riportato dal portavoce del ministero dell’Interno bulgaro. Sempre secondo la stessa fonte, l’uomo avrebbe fatto parte di un folto gruppo di immigrati clandestini, che avrebbero tentato di entrare nello stato bulgaro dalla Turchia: trattasi di 54 afghani armati e dall’atteggiamento ostile, i quali avrebbero ignorato l’avvertimento delle guardie di allontanarsi dalla frontiera.

Migrante afghano ucciso da guardie bulgare al confine turco

Migrante afghano ucciso da guardie bulgare al confine turco

La dinamica dei fatti è complessa, dal momento che è ancora da accertare se la vittima sia stata colpita direttamente o per un rimbalzo di proiettili sparati a vuoto per intimidazione. L’uomo sarebbe deceduto in ambulanza durante il tragitto per raggiungere l’ospedale. Il Presidente del Consiglio bulgaro Borisov è stato informato della notizia durante una riunione del Consiglio Europeo a Bruxelles sull’immigrazione, lasciando il luogo per tornare in patria.

L’evento costituisce una situazione d’emergenza, dal momento che, nell’attuale crisi migratoria, è la prima volta che un migrante viene ucciso nel tentativo di attraversare dei confini. Tuttavia, sembra che la vittima fosse in possesso di un’arma da fuoco e due cellulari. Oggetti, dunque, che hanno destato la preoccupazione del governo bulgaro sulle reali intenzioni del rifugiato.

“I tre uomini della polizia di frontiera che hanno fermato il gruppo di migranti clandestini meritano una medaglia”, afferma Valeri Simoneov, leader del Fronte nazionale per la salvezza della Bulgaria. Inoltre, lo stesso Simoneov, il cui partito appoggia il governo di centro-destra guidato da Borisov, ha asserito che le guardie dovrebbero sparare su qualsiasi clandestino che si rifiuti di rispettare il divieto di violazione dei confini. La giustificazione di tale affermazione consisterebbe nel fatto che gli immigrati non fossero semplici profughi, ma uomini armati e inclini alla violenza.

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