1 Marzo 2019 - 13:48

Migranti: Bersani e il problema che non esiste

Bersani

Pierluigi Bersani torna a parlare in pubblico di immigrazione. E lo fa difendendo l’operato di Minniti e invocando nuovamente lo ius soli

Se una parte dell’Italia (molto grande) decide di prendersela con i migranti (senza poi avere la minima cognizione del perché dovrebbero dar fastidio), c’è un’altra parte che li difende. Pierluigi Bersani, appunto, è membro di quest’ultima fazione. L’ex segretario del Partito Democratico ha parlato del presunto “rischio sicurezza” tanto sbandierato dal Governo, in coabitazione con i migranti.

Bisogna tirar via l’acqua buona, se c’è l’acqua cattiva vado con il badile. I barconi non ci sono già con Minniti, problema è che abbiamo 600mila irregolari, dove ci sono i buoni, i meno buoni e i cattivi. Citerò Berlusconi che ha detto “Salvini dice ‘ghe pensi mi’ e i clandestini sono tutti qui.” ha dichiarato Bersani.

Tutte queste robe sui populismi sono sciocchezze. C’è una nuova realtà in Europa che può prendere una piega repressiva con qualche connotazione autoritaria.” ha poi concluso.

Poi, l’ex segretario ha parlato delle primarie: “Non andrò a votare, mi sembrano primarie problematiche. Per rispetto credo sia giusto che io stia a casa, ma la gente del centrosinistra fa bene ad andare. Se avessi voluto dire la mia sarei stato lì.

E non risparmia attacchi ai “colleghi”: “Se c’è chi vuole fare un partito di matrice centro-macroniana, che lo faccia, poi si troverà contro i sovranisti, ma il problema è interno al centrosinistra perché poi partono gli ostracismi di chi vuol fare il centro senza la sinistra, o addirittura un partito di sinistra senza la sinistra.

La visione del politico è alquanto giusta su tutti i campi, a partire dallo “scempio” che coinvolge i poveri immigrati, per finire a quello che riguarda le primarie del PD. Ma allora, per quale motivo non intervenire in prima persona?

Colpa dell’immagine e del farsi da parte

Di Bersani si è sempre apprezzata la chiarezza e la puntualità dei suoi interventi. Proprio questi due attributi l’hanno portato ad essere una personalità di spicco all’interno di quel grande magma che è la sinistra italiana. Il problema, il risultato più inatteso, però, viene proprio ora, al nocciolo della questione.

Il farsi da parte non è sicuramente sintomo di buona politica. Se la sinistra vuole rinascere (e prima o poi potrebbe rifarlo) serve gente che dica con chiarezza e con precisione le cose, coinvolgendo il pubblico. Per coinvolgere quest’ultimo, però, c’è bisogno di un’immagine molto chiara, limpida, quasi solare, proprio come il “collega di destra” sta facendo in questi ultimi mesi.

Proprio da qui la sinistra deve ripartire. Basta giri di parole inutili, fanfaronate epocali (come quelle di Matteo Renzi), promesse a destra e a manca. Quello spetta ad altri. Il punto è quello di dire le cose, sbatterle in faccia alla destra populista e a partiti (come il Movimento 5 Stelle) che hanno dimostrato di essere davvero poco esperti alla guida del Paese.

Per cui, ben venga la chiarezza, una delle cose che negli ultimi anni alla sinistra è mancata di più. Certo, viviamo in un mondo in cui la politica cambia di giorno in giorno ed assume caratteri sempre più “marketinghiani”, chi riesce a far politica ora deve necessariamente sfruttare la sua parlantina da venditore di banane per poter ambire a posizioni di spicco nella classe (vedi il leghista).

Altro problema, però, è l’immagine dello stesso politico. La sinistra deve scendere in piazza, deve essere vicina a tutti i cittadini, non deve più parlare alle élite, ai pochi, a coloro i quali devono intraprendere la carriera imprenditoriale. Qui c’è una popolazione intera allo sbando più totale, che crede di vivere in un universo fittizio dove in Italia bastano sole, pizza e mandolino.

L’avvicinamento alla realtà

E proprio da qui deve ripartire la sinistra italiana. Dalle parole di Bersani. Un Bersani che ribadisce chiaramente che il pericolo dei migranti non esiste (ed è assolutamente vero) e che bisogna preoccuparsi delle politiche sociali, se si vuole davvero ambire a cambiare l’Italia.

Certo, le parole sono una cosa e i fatti ne sono un’altra ancora, ma di questi tempi sentir parlare in maniera così popolare un politico di sinistra è cosa strana. Per cui, ben vengano i discorsi fatti in maniera spicciola, ma chiari, concisi e brevi. Basta agli sproloqui inutili (vedi Renzi e i suoi eredi).

La sinistra deve ripartire dal basso. Deve avvicinarsi sempre di più alla realtà del Paese, alle masse, alle piazze. E, se c’è ancora chi non l’ha capito e pensa di dover fare la guerra, la piacevole sorpresa viene dall’ala un po’ più “radicalizzata“. Che, probabilmente, sarebbe la scelta giusta da adottare, il terreno su cui puntare per una futura rinascita.