8 Aprile 2016 - 21:08

Mondo Marcio e un disco ambizioso:”La freschezza del marcio”

Il nuovo disco di inediti di Mondo Marcio pubblicato un mese fa con un titolo che vuole rappresentare “L’onestà, il fatto di non nascondersi dietro ai cliché, e far uscire chi sei veramente”. Lo abbiamo ascoltato, ed ecco le nostre impressioni

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“Sei tornato finalmente!!” E’ questa la frase che si legge maggiormente nell’ultimo periodo girovagando tra i commenti lasciati da fan e utenti della rete sui profili social di Gianmarco Marcello, a.k.a Mondo Marcio, rapper e produttore milanese classe 1986. Presenza fissa da diversi anni dello star system italiano, con il suo lavoro è stato forse uno dei pionieri per la conoscenza del genere hip-hop in Italia tracciando una strada ben definita sulle cui orme negli ultimi anni diversi “colleghi” sono riusciti ad imporre un genere “tipicamente americano” al grande pubblico del bel paese. Per questo motivo dire semplicemente ”Sei tornato” è qualcosa di riduttivo perchè, nonostante il rap sia diventato un genere di massa, di largo consumo, e molte volte anche travisato, Mondo marcio non ha mai abbandonato il suo posto e, anzi, ha continuato a lavorare sottotraccia, sperimentando e prendendo vie traverse o altresì quasi anomale, come l’abbandono di una major per fondare una propria etichetta (cosa che dopo di lui ha fatto chiunque nella scena), oppure portare il rap alla corte di Mina, con la pubblicazione dell’album “Nella bocca della tigre”. Non è blasfemo, quindi, affermare che, nell’ultimo periodo, Gianmarco ha più che altro lasciato condurre i giochi ai nuovi arrivati osservandoli dal backstage e attendendo il momento giusto per riprendersi il posto che gli spetta, al centro del palco. Il progetto si è concretizzato l’11 marzo scorso con la pubblicazione del settimo album di inediti dell’artista dal titolo “La freschezza del Marcio” che ha sancito anche l’inizio di una nuova collaborazione con il gruppo Universal.

la freschezza del marcio coverUn lavoro ideato e realizzato tra Italia, Usa ed Inghilterra ricco in featuring di diversi nomi del panorama musicale a creare un abile mix tra volti noti e non. Dal punto di vista musicale chi si aspettava un lavoro sul genere trap americano, che sta prendendo piede in questo ultimo periodo, è rimasto deluso al pari di chi sperava in una scelta stilistica alla maniera del disco precedente. A dire il vero una linea melodica di fondo vera e propria non c’è in quanto i diversi pezzi toccano vari generi muovendosi su produzioni all’avanguardia, molto sperimentative e a tratti anche orchestrali , totalmente differenti le une rispetto alle altre e tali da far sembrare il complesso allo stesso tempo una entità singola. Su questo fondamento si incastrano i testi in cui forse la sperimentazione e l’avanguardia sono minori e dai quali traspare un drastico ritorno alle origini dell’artista e a quel suo modo crudo, diretto di raccontare fatti e vicende personali che tanto piace ai fan. Brani introspettivi e intensi come “Lost in the world”, “Questo cuore queste stelle” o “Come noi”- che vede il feat del mentore e amico Bassi Maestro nonché unico tentativo palese di utilizzo dell’autotune di tutto il disco– si alternano abilmente a pezzi spocchiosi tipici del genere rap come “Scoppia la Bomba”, realizzato in associazione con Fabri Fibra, “Granata” ,“Ooh”, avente una base particolarissima, o “Qua per restare” tutti rimarcanti la solita questione di genere che va sempre di moda: ”Io sono meglio di te a farlo”. Un capitolo a parte invece meriterebbe la seconda traccia dal titolo “Da solo nel sole” realizzata da MondoMarcio in collaborazione con l’avellinese Ghemon, costruita su di un beat fantastico che oscilla tra il jazz ed il soul con tantissimi richiami al mondo dell’orchestra. A completare il quadro un testo a metà strada tra la pura denuncia- “La malattia del secolo è la grande paura….non conta se è vero conta se fa notizia”– e la speranza- “E diventi una roccia, solo dopo che ci resti di sasso”. Particolare attenzione andrebbe rivolta anche a “Me and my Bitch” se non altro per la partecipazione dell’emergente Fidia Costantino, la cui voce graffiante è  in grado di dare la svolta ad un pezzo che altrimenti sarebbe potuto risultare banale.

In conclusione il titolo del disco, “La Freschezza del marcio”, è azzeccatissimo perché ascoltandolo effettivamente si nota una ventata di novità o quantomeno un tentativo di discostarsi da ciò che propone il mercato sondando nuove strade che, per ampi tratti, sembrano trasportare l’ascoltatore sempre lì dove tutto questo movimento è nato: l’America di Brooklin o della downtown di Los Angeles. Forse sarà un caso o forse no anche perchè i riferimenti a quel mondo in più di un frangente sono palesi.