7 Dicembre 2015 - 20:04

Vi Presento: A Morte l’Amore

morte

A Morte l’Amore: tra anacronismo, oscurità, pericolo ed erotismo.

[ads1] Giuseppe D’Amicis (voce e chitarra), Simone Prudenzano (batteria) e Mauro Capogrosso (basso) sono tre ragazzi tra i 27 e i 33 anni, di Manduria (Taranto), che nel 2014 hanno formato una band dal nome “A Morte L’Amore”.

“A Morte l’Amore nasce alla fine del 2014, quando ci siamo resi conto che passavamo un sacco di tempo insieme nei bar. Non era che un pretesto per uscirne, ma evidentemente non ha funzionato. Per noi la musica è uno strumento di locomozione per la mente, che consente di viaggiare verso dimensioni più attraenti. Avremmo preferito le Hawaii , ma in questo caso ci siamo ritrovati  in un mondo anacronistico, notturno e decadente, fatto di strade, discoteche fatiscenti e seducenti donne pronte a fartela pagare.

Il loro primo è uscito a marzo 2016, per Goodfellas records, disponibile anche su Spotify.

I testi non fanno riferimento ad esperienze personali, la band non ha tra gli obiettivi quello di catturare atmosfere quotidiane con ragionevole realismo. “Nei testi facciamo riferimento a tutto ciò che in qualche modo può richiamare l’immaginario e l’impronta che abbiamo voluto dare a questa band,  spesso è il suono stesso a suggerirne le parole.“.

Eppure il nome della band sembra quasi una dichiarazione di guerra. “Vediamo l’amore come attraente ma pericoloso. Tuttavia “’ Morte l’Amore’ è un nome bivalente,  è uno slogan cruento o al contempo un auspicio alla fine dell’oltraggio: lunga vita all’amore, ma a morte l’abuso del termine che se ne fa. E’ chi verrà ai nostri concerti e ascolterà il disco che ne stabilirà il senso.”

L’uscita dell’album è accompagnata dal videoclip del brano “Giuditta”, il cui testo fa riferimento al dipinto di Caravaggio, “Giuditta e Oloferne”. Può essere letto come la descrizione dell’episodio biblico in cui Giuditta decapita Oloferne, ma allo stesso tempo, come la descrizione di un incontro erotico tra un uomo ed un’ipotetica donna di nome Giuditta. Con le stesse parole è possibile descrivere una scena di morte ed una scena d’amore.

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