28 Febbraio 2015 - 11:36

Ninive: non tutto è perduto

Ninive, con il suo patrimonio archeologico, rischia di soccombere alla damnatio memoriae attuata dai jihadisti dell’Isis, ma forse non tutto è perduto

[ads1]

Ninive fu una delle più importanti città della Mesopotamia, capitale del regno Assiro. A Ninive l’Isis ha dato nuova prova della propria scelleratezza: sotto l’assedio dei jihadisti, che hanno divelto e distrutto un patrimonio archeologico mondiale, rischia di soccombere la culla della civiltà. Annientare, cancellare dalla memoria, insomma una programmatica damnatio memoriae contro l’umanità e la sua storia, nel preciso intento di occultarne ogni traccia. Ninive vuole essere l’ennesima dimostrazione dinanzi al mondo con cui l’Isis promuove la sua campagna di terrore: senza una storia e una documentazione da tramandare ai posteri, l’umanità scompare, a prescindere dalla sua estinzione fisica.

Dopo aver fatto saltare la tomba di Giona, che come raccontato nella Bibbia annunciava “La conversione della città malvagia” di Ninive , gli jihadisti si sono accaniti contro le testimonianze storiche di un patrimonio archeologico sopravvissuto nei millenni, ora vittima di un’iraconda iconoclastia rivolta al Museo di Mosul. Il bilancio, come ogni “strage”, si aggrava nel tempo e giunge notizia che oltre le statue e i bassorilievi, sono stati bruciati centomila libri: un avvilimento civile, prima che storico-culturale.

L'Isis a Ninive: una programmatica damnatio memoriae

L’Isis a Ninive: una programmatica damnatio memoriae

Gli jihadisti ovviamente hanno fatto le dovute riprese video per ostentare la furia devastatrice e la carica minatoria di cui si vantano: Ninive è solo un ulteriore capitolo da aggiungere al sangue e ai massacri perpetrati. Ma la selvaggia vandalizzazione, così come molti video dei roghi umani destano sospetti, e potrebbe aver risparmiato molte più opere del previsto.

Infatti arriva puntuale la precisazione di Daniele Morandi Bonacossi, direttore della spedizione archeologica “Terra di Ninive”. Il docente assicura che alcune statue distrutte a picconate dai guerriglieri dell’Isis a Mosul sono copie in gesso di epoca partica provenienti dal sito di Hatra, a circa 100 km a sud ovest di Mosul, ritrovate durante degli scavi dell’Università di Torino. Le corrispondenti opere originali attualmente si troverebbero al museo di Baghdad o all’estero.

E allora tocca chiedersi se gli jihadisti dell’Isis erano a conoscenza del fatto che, quelle di Ninive, erano solo delle copie. Certo, in ogni caso, anche delle copie, di un preciso momento storico, rappresentano un riferimento pregresso degno di nota, ora andato irrimediabilmente perduto. E la promessa di abbattere le mura millenarie della città tuona come una profezia, prossima al suo avverarsi.

[ads2]