La trave nell’occhio: il nuovo piano sicurezza del Governo
Il termine “sicurezza” riappare, in maniera anche violenta, ogniqualvolta si presenta un periodo d’instabilità economica e sociale
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Facendo leva sulla “crisi” generale della comunità si tenta di mantenere alta l’attenzione attraverso una specifica“strategia della paura”.
Su questa base s’inserisce il nuovo provvedimento sulla sicurezza varato dal Consiglio dei Ministri la scorsa sera.
L’emendamento del Governo, che s’innesta sul testo di riforma del processo all’esame della Camera, prevede, in particolar modo, un inasprimento delle pene per quanto riguarda i furti nelle case.
Nello specifico si prevedono pene per un minimo di due anni fino a un massimo di otto anni per i furti in appartamento, allargando così l’attuale forbice di uno-sei anni, mentre per quanto concerne le rapine l’incremento riguarda solo il minimo, che passa da una condanna da tre a dieci anni a una da quattro a dieci.
Il provvedimento, giustificato dalle esternazioni del Ministro dell’Interno Alfano (“Raddoppiano le pene per i furti in casa. Ora la legge su #cittàsicure”) e della Giustizia Orlando (“Gli aumenti di pena sono soprattutto funzionali a interrompere la spirale degli scontri, dal bilanciamento tra aggravanti e attenuanti, alla sospensione del condizionale), sembrano però nascondere diversi interrogativi.
In primo luogo l’emendamento sembra voler instaurare un nuovo regime penale senza considerare le precarie condizioni sociali della nostra penisola. Infatti, non ci si è posti per nulla il problema che l’aumento dei furti e delle rapine è avvenuto in un momento chiave per l’Italia in cui l’aumento della disoccupazione (arrivata oltre il 42%, livello raggiunto solamente nel 1977) e la totale incertezza degli individui generano terreno fertile per la piccola criminalità.
Inoltre, il problema carceri, divenuto ormai vecchio come il mondo, verrebbe aggravato data la critica situazione delle strutture a disposizione e dai continui richiami da parte dell’UE per la risoluzione della questione.
Infine, si può considerare la questione prettamente politico–propagandistica: il provvedimento sulla sicurezza arriva in un momento particolare in cui la Lega Nord, ponendo la questione sicurezza al centro del suo programma politico, sta attraendo l’elettorato medio italiano.
Questa stretta su furti e rapine sembra una vera e propria risposta alla recente politica “salviniana” al fine di riportare l’attenzione della popolazione su quanto di buono fatto dal Governo in carica.
La strategia della paura è sempre un’arma mediatica molto potente che permette di mascherare il vero obiettivo del decisore politico: il falso in bilancio e la responsabilità civile dei giudici.
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