Obama si arma contro l’Isis
Obama aggiunge un nuovo capitolo alla lotta all’Isis, il giorno dopo la conferma dei Servizi Segreti sull’uccisione della volontaria americana Kayla Mueller da parte dei terroristi islamici
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Obama accende l’attenzione su una possibile azione militare, allo scopo di difesa, contro l‘Isis. All’indomani della conferma della morte dell’ostaggio americano, Kayla Mueller, il Presidente Obama ha inviato una richiesta d’intervento militare al Congresso, che non autorizzava un’operazione bellica da quando George W. Bush decise di attaccare l’Iraq. Quella che Barack Obama propone è un’autorizzazione limitata nel tempo, fino al 2018, ma che non preveda limiti geografici e non escluda l’uso di truppe americane sul campo. Questi nuovi poteri contro lo Stato Islamico sono stati definiti un’impellente necessità dal Presidente americano, ma con la scontata e da sempre disattesa promessa che il ricorso alle truppe sul campo ci sarà solo se assolutamente inevitabile. E così dalla Casa Bianca Obama invia al popolo americano un accorato messaggio che incita al soccombere dell’Isis, in una concitata propaganda all’azione: “La nostra coalizione è forte, la nostra causa è giusta e la nostra missione avrà successo”.
Quella di Obama però non sarebbe una guerra contro nazioni, ma la legale pretesa di usare la forza contro organizzazioni o persone coinvolte nell’ideazione di nuovi attacchi contro gli Stati Uniti. Dunque, in sintesi, per Obama la minaccia Isis, senza l’intervento degli USA, andrebbe ben oltre il Medio Oriente, coinvolgendo gli Stati Uniti stessi. Ora, anche se il fine potesse giustificare i mezzi, il rischio riguarderebbe comunque il mondo intero, e di sicuro l’Europa, che gli stessi americani, guidati dall’insano proposito di Obama, scaraventano, senza la minima considerazione, nel caos terroristico.
In America invece è già in corso un dibattito sui poteri presidenziali e su una missione pianificata dalla Casa Bianca come intermediaria anche per coloro che si proclamavano scettici sul come fermare gli estremisti islamici. Un’iniziativa che ha prodotto reazioni quasi opposte, laddove gli Stati Uniti ancora scontano le conseguenze dei conflitti in Iraq e Afghanistan: alcuni Democratici, distanziandosi dalla decisione di Obama, vorrebbero che fosse garantita l’esclusione dell’intervento direttamente sul campo dei militari, mentre i Repubblicani temono che un possibile conflitto, in una fase così delicata per l’America, non porterebbe a una vittoria.
La sconfitta certa, a questo punto rischia di essere quella di Barack Obama, che pur avendo apportato importanti provvedimenti nei suoi due mandati presidenziali, negli ultimi mesi sembra essere preoccupato per lo più del consenso degli americani. Questa mossa potrebbe essergli fatale: contando sul nazionalismo e l’animo guerrafondaio dell’America, Obama, paradossalmente, potrebbe essersi terribilmente compromesso agli occhi dell’opinione pubblica.
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