9 Marzo 2018 - 13:41

Pd: il paradosso del dopo Renzi tra Calenda e Zingaretti

Renzi

Pd e successione di Renzi. Calenda e Zingaretti saranno in grado di rivitalizzare il partito?

Le Elezioni appena terminate hanno sancito la sconfitta dei grandi agglomerati partitici, Pd e FI, e la piena crisi della forma partito.

Infatti, rispetto alla gerarchica  tipica di queste organizzazioni, l’elettorato ha preferito qualcosa di maggiormente snello e fluido, impersonificato tanto dal M5S quanto dalla Lega, che ha obbligato le strutture storiche ad interrogarsi sulla propria esistenza.

A differenza di FI, ancorata sulle decisioni del Cavaliere, dall’altra sponda dell’arena partitica si è aperta una fase più che particolare nel Pd.

Con le dimissioni ufficiali di Renzi, che per tre giorni ha cercato comunque di veicolare la politica dei democratici nel post voto, si è aperta difatti la fase della scelta del successore dell’ex sindaco di Firenze che funga sia da rigeneratore che da vero e proprio salvatore del partito.

Al momento, però, la situazione che si è creata pone il Pd di fronte ad un paradosso più unico che raro, in cui qualunque tipo di scelta potrebbe comunque mettere a rischio la tenuta dei dem e dell’intero centro-sinistra.

Andando per gradi, e considerando i nomi che circolano al momento per il dopo Renzi, si può dire che nelle ultime ore si è generato nei democrats un processo di instabilità prolungata di difficile gestione.

In sostanza, è evidente che qualsiasi tipo di nome compaia dopo l’ex sindaco di Firenze sarebbe fallimentare per diversi motivi.

In primo luogo, al di là della debacle generata da scelte scellerate e disastrose, dal punto di vista mediatico e carismatico era lui l’unico in grado di guidare un partito come il Pd.

Parafrasando una battuta sorto durante i corsi di Scienze politiche all’università, poi, è facile intuire che l’ex Presidente del Consiglio un “Berlusconi del centro-sinistra”, in grado cioè di creare un’area totalmente fedele alla linea del leader e totalmente compatta di fronte a qualsiasi tipo di scelta.

A questo dato si associa quello legato alla successione.

Oltre a Calenda, neo tesserato Pd e sostenuto dai senatori del partito, è stata ufficializzata anche la discesa in campo di Nicola Zingaretti.

Sia l’uno che l’altro, però, potrebbero risultare inconsistenti per un partito alla disperata ricerca di un salvatore in quanto da un lato si andrebbero a perseverare tutte le idee fallimentari che hanno portato alla sconfitta elettorale -insistendo ancora una volta sul leaderismo piuttosto che su un discorso organico volto alla ricostruzione – e dall’altro si andrebbe ad affidare ciò che rimare del Pd ad una figura di certo non trainante (riferito ad entrambi) con serie conseguenze sul proselitismo politico.

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