3 Gennaio 2016 - 12:46

“Il ponte delle spie”: un kolossal per conoscere la storia

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Il nuovo film di Steven Spielberg, con Tom Hanks e Mark Rylance, porta sullo schermo una pagina dimenticata della Guerra Fredda, quando il mondo rischiò la guerra nucleare a causa dei velivoli sperimetali U-2, e le città di tutto il mondo erano covi di spie

[ads1] Che la storia dell’umanità sia costellata di eventi più o meno dimenticati che più e più volte condussero il mondo di ieri vicino alla catastrofe, è cosa nota.

In un’epoca in cui la minaccia dell’ISIS è costante, e proprio quando la Russia di Putin ha recentemente evocato lo spettro del nucleare per combattere il Califfato, non ci fa quasi più effetto sapere che la Terza Guerra Mondiale possa essere di nuovo dietro l’angolo, visto la storia dell’umanità è sempre stata storia di contrasti, e che a cambiare sono sempre stati i nomi di quelli che i conflitti li combattono.

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Il Ponte di Glienicke, il ponte delle spie

Infatti, quando si pensa all’annientamento termonucleare, si pensa subito al confronto fra USA e URSS e ai cinquant’anni di Guerra Fredda che le due superpotenze si sono combattute a colpi di informazioni a partire dal Blocco di Berlino del 1948, quando si registrò il primo strappo tra gli americani e i sovietici dopo gli anni di collaborazione per sconfiggere il Nazismo.

Allora, la prima cosa che ci viene in mente, è il caso dello sbarco alla Baia dei Porci e la successiva crisi dei missili di Cuba, quando cioè il presidente Kennedy tentò prima una sortita contro la vicina isola caraibica per impedire che Fidel Castro instaurasse all’Avana un regime nemico degli USA e fedele all’arcinemico con la falce e il martello, e poi, fallito il primo tentativo, minacciò Mosca di rimuovere i missili che puntavano contro le città americane sul Golfo del Messico.

Prima di allora, però, non tutti ricordano che gli americani avevano fatto lo stesso ai danni proprio dell’URSS, puntando i loro missili in Turchia e nel Pakistan, e spiando i sovietici attraverso il lancio di quei velivoli sperimentali noti come U-2 per conoscere i segreti dei loro rivali, violando peraltro il diritto internazionale in modo assai palese.

Questa è la storia che Steven Spielberg ha deciso di portare in scena con il suo recentissimo “Bridge of Spies” (Il ponte delle spie), film in questo momento al cinema e che noi di zon.it abbiamo visto per voi.

Nel film, Tom Hanks è un avvocato esperto nel campo assicurativo con un passato nel penale, il quale si trova improvvisamente a dover difendere d’ufficio la spia russa Rudolf Abel, catturata in America durante una missione sotto copertura con il nome in codice di William Fischer.

In un’epoca in cui gli USA erano dominati dal fervore patriottico e dal maccartismo, che vedeva quasi ovunque lo spettro del comunismo, Hanks (nel film James Donovan) dovrà gestire la complessa vicenda dello scambio dello stesso Abel con il pilota americano Francis Gary Powers, catturato dai russi mentre il suo aereo fotografava illegalmente il territorio dell’URSS e condannato a tre anni di carcere e sette di lavori forzati da un tribunale moscovita.

In mezzo c’è un intreccio ben realizzato e magistralmente condotto dal cast, con gli americani e i sovietici che si combatteranno nel tentativo disperato di conoscere più informazioni possibili dalle spie prima di rilasciarle, evento che poi avrà luogo sul Ponte di Glienicke, nella Repubblica Democratica Tedesca, e che diverrà il luogo-chiave del film, e vedrà lo scambio non di una, non di due, ma di ben tre spie.

Non vi diciamo il film come si conclude e vi invitiamo a guardarlo, magari tenendo un occhio su un enciclopedia: la storia di Bridge of Spies è infatti vera, e al netto di pochissime differenze, il film sa raccontare bene gli eventi di quella primavera del 1960 quando il mondo si trovò davvero sull’orlo di una guerra, visto che gli USA erano già stati ammoniti più volte dal segretario dell’URSS Kruscev di sospendere i voli degli U-2 nel loro territorio, ma essi avevano continuato.

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Rudolf Abel (a sinistra) e il suo interprete Mark Rylance

Nel complesso, importante è l’interpretazione di Hanks che si conferma come uno dei più valenti e brillanti attori di Hollywood, ed ennesimo successo per Spielberg che riesce nell’impresa di mettere su una pellicola una storia complessa, che sicuramente rischierà tacciata di antiamericanismo dall’altra parte dell’Oceano.

Menzione speciale, tuttavia, va a Mark Rylance, già attore di teatro e drammaturgo britannico vincitore di tre Tony Awards, due Laurence Olivier Award e un BAFTA.

Eccelsa, infatti, è la sua freddezza nel ruolo di Abel, uomo che nella realtà, dopo lo scambio, fu insignito persino dell’Ordine di Lenin e divenne maestro nella scuola ufficiali del KGB.

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