15 Aprile 2017 - 12:18

La recensione del film “Mal di pietre” con Marion Cotillard

Mal di pietre

Nel corso del weekend cinematografico pasquale, esce nelle sale italiane “Mal di pietre”, ultimo lavoro di Nicole Garcia con protagonista la brillante Marion Cotillard

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“Mal di pietre”, ultimo lavoro cinematografico di Nicole Garcia, è una pellicola di introvabile gusto artistico, un’opera attraverso cui la regista francese racconta di un amore viscerale che mischia necessariamente il sacro al carnale, perché a volere l’amore non può che essere tanto il corpo quanto l’anima.

Quell’amore di cui si parla, di cui si respira, di cui si vive per la protagonista Gabrielle, interpretata da una sontuosa Marion Cotillard,  non è altro che “la cosa principale”, il sentimento che ogni essere umano dovrebbe assaporare e custodire per tutta la vita, in modo da scampare alle fauci incandescenti della miserabilità.

La Garcia prende spunto da un piccolo racconto ambientato nell’entroterra sardo per raccontare l’amore tra luci e ombre, bene e male, realtà e finzione.

Gabrielle vive una passione viscerale e desidera così tanto l’amore, cercandolo in ogni singola sfumatura, da non rendersi conto che, forse, “la cosa principale” l’aveva già trovata da tempo.

La trama

Mal di pietre

“Mal di pietre” è la storia di Gabrielle, che vive nel sud della Francia degli anni Cinquanta, alla ricerca disperata della “cosa principale”, quell’amore passionale e travolgente che la porti fino all’estasi, dando un senso profondo alla sua vita.

Ma ciò che per Gabrielle era completezza poteva facilmente esser scambiato per follia, portando la giovane ad esser ghettizzata socialmente.

Un matrimonio pacificatore non basterà a placare il desiderio della donna, che invoca Dio per trovare quel qualcosa che forse, casualmente, pare individuare nel giovane reduce incontrato nella clinica dove cura il suo “mal di pietre”.

L’incontro con l’ufficiale che ha combattuto in Indocina è quanto mai decisivo: da quel momento il pensiero ed i sentimenti di Gabrielle sono rivolti soltanto a lui e saranno le situazioni della vita a decidere cosa ne sarà del suo desiderio.

L’analisi del film

“Mal di pietre” nasce dalla penna sarda di Milena Agus, ma viene rielaborata sotto forma di pellicola dalla Garcia, che sfrutta la bellezza di Marion Cotillard per creare un personaggio fuori dalle righe.

 Gabrielle è una donna tormentata dall’amore: vorrebbe comprenderlo, ma per farlo dovrebbe prima viverlo.

I suoi tentativi, a tratti folli ed esplosivi, delineano un personaggio dalla profonda sofferenza interiore che non conosce il proprio posto nel mondo.

Gabrielle scappa sempre dall’inquadratura, corre a perdifiato per i boschi, buca i polmoni con quell’aria che non ha alcun sapore e leviga i bordi dell’infelicità convincendosi che un giorno, quella “cosa principale” che ha sempre cercato, arriverà.

Ma Gabrille è anche e soprattutto una donna che, come dice la madre, “vive in un mondo tutto suo”, vede la vita come un rincorrersi di luci e ombre e la Garcia lavora su quest’aspetto tramite le inquadrature che d’improvviso si aprono come uno spiraglio e permettono alla protagonista  di camminare nel mondo in punta di piedi.

Mal di pietre” è l’incedere a tratti lento, a tratti frenetico, della vita di questa donna che non si dà mai per vinta, è il racconto di più anime, perché la Garcia non solo offre un’immagine nitida e completa di Gabrielle, del suo malessere, della sua “follia”, della sua determinazione, ma dipinge anche in modo dolce e amorevole la figura di José, il marito spagnolo, che tace e tutto accetta, standole accanto in ogni frangente.

In un film all’apparenza femminile, in cui l’inquieta Gabrielle è il fulcro principale, è Jose il vero motore sentimentale; la regista d’oltralpe dona a questo personaggio maschile una dignità che forse neppure la Agus gli ha saputo regalare, personificando in lui l’essenza principe del vero amore: amare l’altro così com’è, senza volerlo cambiare, anche quando le circostanze consiglierebbero di agire diversamente.

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