18 Luglio 2020 - 11:39

Recovery Fund: “la proposta italiana alternativa” di Conte

Conte Europa

Accesa la discussione tra i vertici UE. Conte propone un’alternativa all’idea del Recovery Fund del premier olandese Mark Rutte. Il dibattito rimane acceso

Nelle ultime ore, al tavolo dei vertici dell’Unione Europea si è a lungo discusso sulla governance e sulla distribuzione delle risorse del Recovery Fund. Nel tentativo di scalfire la resistenza del premier olandese Mark Rutte e la sua proposta, basata su una maggiore rilevanza decisionale dei governi sui pagamenti del Recovery Fund, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel avrebbe avanzato una controproposta, una sorta di scappatoia nel caso non si ottenesse il consenso. Il premier Giuseppe Conte ha però commentato la proposta di Michel come “non spendibile“, nonostante abbia comunque apprezzato “l’impegno e la generosità dello sforzo” del presidente del Consiglio Europeo.

La proposta italiana alternativa

Alla rilevanza del consenso dei governi, Conte contrappone un maggiore coinvolgimento del consiglio dell’Unione Europea, avanzando una proposta italiana alternativa: “La proposta italiana era per elaborare un coinvolgimento del consiglio, ma rispettoso delle prerogative della commissione, a cui in base alle previsioni comunitarie spetta la prerogativa sull’attuazione del bilancio.”
Secondo il premier: “Su questo non si può transigere, è una funzione che i trattati attribuiscono alla commissione. La nostra era una proposta che comunque consentiva al consiglio di elaborare da parte della commissione una maggiore attenzione. Nulla di più.”

Il premier Conte avanza così una proposta dai punti chiari, ma dalle caratteristiche precise: “Adeguatezza, proporzionalità ed effettività. Se manca uno di questi aspetti vuol dire che lo strumento non è né ben strutturato né funzionale. Effettività significa che sia effettivamente perseguibile questo programma. Se poi frapponiamo degli ostacoli operativi non lo rendiamo efficace, non serve a nessuno, né all’Italia, né alla Spagna, né all’Europa.”
A fine giornata, il premier ha poi incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, con cui si è intrattenuto per poco più di un’ora al bar dell’hotel di Bruxelles.

La risposta di Giuseppe Conte arriva in risposta alle resistenze e alle proposte del premier olandese Mark Rutte. Secondo il premier, infatti, la proposta di Mark Rutte sarebbe, in realtà, “incompatibile con i trattati sul piano politico.”
L’intervento di Conte, secondo alcune fonti italiane, sarebbe stato particolarmente “forte e articolato sul piano giuridico.”
Ha così commentato anche il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: “La nostra linea rossa è che il Recovery Fund deve essere adeguato alla sfida, servono risorse significative con eurobond e utilizzate sulla base del metodo comunitario e non con veti di Pesi membri verso altri, questo sarebbe improprio.”

Un dibattito ancora aperto

La discussione rimane ancora aperta tra i vertici dell’Unione Europea e la conclusione sembra essere ben lontana, come sottolinea il premier ceco Andrej Babis: “Le posizioni sono ancora divergenti, non siamo vicini a un accordo. Non sappiamo quale sarà l’ammontare del Recovery Fund.
Contrario alla proposta di Rutte, anche il premier spagnolo, Pedro Sanchez, restio a vincolare la governance del Recovery Fund al consenso unanime in Consiglio.

Questa mattina, i membri dell’Unione Europea discutono sui 750 miliardi stanziati in aiuto ai Paesi colpiti dal Covid. Il premier olandese sembra insistere sul diritto di veto in grado di bloccare i piani nazionali di riforme. Conte e Sanchez, invece, punterebbero sulla Commissione e non sui governi per giudicare i programmi nazionali.

I leader sembrano rimanere fermi sulle loro posizioni. Francia e Germania tentano così di difendere la proposta da 500 miliardi di sussidi da non rimborsare, mentre i nordici che hanno dovuto accettare Eurobond sembrano avere per il momento la meglio. Domani ci sarà un ulteriore incontro e gli animi sembrano non volersi placare, pertanto la fine del dibattito rimane ancora lontana.