13 Settembre 2015 - 09:52

Renzi e le contraddizioni di un’Italia verso il declino

Poco prima della partenza per gli “States”, in occasione della finale degli US Open, Renzi afferma che l’Italia è fuori dalla crisi, che i consumi sono aumentati e che la nazione è in piena ripresa. Quanto di vero c’è nelle affermazioni del Segretario/Premier?

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L’articolo 1 della Costituzione sancisce che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Questo presupposto, base dei principi fondamentali del nostro ordinamento, non trova però nella realtà un chiaro riscontro e i cittadini italiani, attualmente, si sono visti stravolgere entrambi i principi nonostante le rassicurazioni esternate più volte dai diversi leader.

In una lunga intervista rilasciata al quotidiano “Il Foglio” il Segretario/Premier Renzi ha dichiarato fermamente che “l’Italia ha svoltato.. l’economia sta ripartendo e i consumi crescono”.

A questo tema Renzi lega due dei provvedimenti maggiori che hanno portato l’Italia fuori dalla crisi: il Jobs Act e la Riforma del Senato.

renzi

Matteo Renzi

Proprio questi due provvedimenti, al contrario, possono essere presi in considerazione come un “raggiro” dei due commi citati ed uno stravolgimento di quello che dovrebbe essere il normale andamento costituzionale italiano.

Per quanto riguarda il tema occupazione, nonostante le diverse rassicurazioni, la situazione sembra più che tragica.

Sono presenti più contratti a tempo indeterminato ma la questione è legata in particolar modo agli sgravi fiscali e, malgrado si paventi un aumento dell’occupazione e dei numeri da sogno, i contratti a termine rappresentano ancora lo strumento maggiormente utilizzato (514mila in tutto).

A questo va aggiunta la preciparietà permanente causata dell’abolizione dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori che, data anche la grave situazione economica, non permette (soprattutto ai nuovi assunti) neanche di immaginare un qualsiasi scenario futuro.

In questa drammatica situazione, in maniera del tutto logica, si tendono a diminuire i consumi preferendo il risparmio delle cifre ottenute in caso di “tempi peggiori”.

Nell’ambito rappresentativo, invece, la situazione diventa anche comica.

Nell’odierno dibattito sulla Riforma Costituzionale del Senato l’attenzione si è spostata su quanti e quali numeri si riuscirebbero ad accaparrrare in Senato piuttosto che basare l’intero impianto su una discussione organica (e tecnica) della Riforma stessa.

La situazione, infatti, considera i cittadini non più come semplici portatori di voti ma come possibili appartenenti a “picolle lobby individuali” capaci di far emerge questo o quel rappresentante di turno.

Inoltre, la leggerezza nell’affrontare il tema del bicameralismo perfetto e l’iter legis (che funziona a singhiozzi ed in maniera poco efficiente a seconda di ciò che si intende approvare), mostra quanta poca chiarezza ci sia nell’intero nuovo assetto.

La “vecchia” e cara Costituzione viene sempre meno considerata e neanche le basi del nostro ordinamento ormai sono prese più in considerazione.

La legge deve esprimere l’aspirazione generale, promuovere l’utile di tutti, rispondere a un battito del cuore della Nazione. La Nazione intera deve esser dunque, direttamente o indirettamente, legislatrice. (Giuseppe Mazzini)

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