16 Novembre 2016 - 14:12

Renzi vs UE, ovvero chi si vanta da solo

Renzi sfida l’UE con la bocciatura della revisione di bilancio. La strategia, però, nasconde diverse “mosse” che mirano tanto alla legge di bilancio quanto alla “pancia” della gente in vista referendum

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Un antico detto della tradizione popolare recita: “Chi si vanta da solo, non vale un fagiolo”.

Questo tradizionale modo di dire, cerca di descrivere la persona presuntuosa che con il proprio atteggiamento, rischia di perdere o non godere della stima altrui.

Renzi

Renzi

Come spesso accade, anche in questo caso la “saggezza popolare” riesce, pienamente, a cogliere nel segno e a descrivere la “paradossale” situazione che ha portato al nuovo scontro fra il Presidente del Consiglio Renzi e la UE.

Infatti, nonostante gli “altisonanti” slogan pronunciati prima e dopo la campagna elettorale per le europee, dove il Premier esaltava le doti del suo governo a “farsi valere” in Europa, e le successive “figuracce” dettate dall’esclusione della stessa Italia nelle occasioni più importanti, ultimo il vertice franco-tedesco dello scorso 23 settembre, Renzi&co stanno cercando in tutti i modi di “ravvivare” lo scontro fra le parti.

“Pomo della discordia” è in questo caso la revisione del bilancio UE, in cui si è chiesto un aumento di 4,1 miliardi nelle spese, che il governo italiano ha bloccato lamentando la poca correttezza nelle “pratiche” tanto dell’Unione quanto degli Stati membri.

In realtà, più che una vera e propria invettiva contro i “poteri forti” europei, anche in questo caso si scorge un’astuta mossa mediatica che investe da un lato la legge di bilancio italiana, al vaglio dell’organizzazione in questi giorni, quanto la campagna referendaria.

Per quanto riguarda il primo ambito, si può dire che la bocciatura del provvedimento, coincide con un’evidente “strategia politica” con cui Renzi cerca di “mettere in guardia” le alte sfere europee.

In pratica, attraverso l’avversione al bilancio europeo, si esplicita il tentativo di difendere le decisioni prese nella legge di bilancio, in cui il governo si “gioca” praticamente tutto in vista del referendum, e, allo stesso tempo, la richiesta, disperata, di ulteriori “margini di azione” per portare avanti, almeno in apparenza, quanto scritto.

Per il secondo punto, invece, la riflessione è leggermente più complicata.

La recente elezioni di Trump ha evidenziato quanto sia importante parlare alla “pancia” della gente durante una qualsiasi campagna elettorale e lo “pseudo anti-europeismo” portato avanti da Renzi rimarca proprio questo aspetto.

In sostanza, andare contro quelle, ormai, “malate” istituzioni europee, divenute simbolo del “dramma” delle nazioni in crisi, rispecchia il “triplo carpiato” compiuto da Renzi nelle uscite contro i vertici UE che, almeno nelle speranze del Premier, lo proietterebbe fra i “paladini della nazione” contro i “cattivi” europei.

Anche in questo caso, la “strategia” adottata non ha sortito gli esiti sperati ed anzi ha causato solamente un ulteriore isolamento della nostra nazione, divenuta, nel frattempo, lo specchio della Grecia di qualche mese fa.

Un’Europa che persevera su un sentiero fallimentare non può, mai, essere una vera “Unione” ma un “gioco al rialzo” come quello del nostro governo, quasi esclusivamente in chiave “propagandistica”, non può neanche essere la soluzione.

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