9 Febbraio 2016 - 17:16

Sanremo Giovani – Irama canta “Cosa resterà”

Irama

In gara nella sezione Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2016, Irama presenta la canzone “Cosa resterà”, un piacevole contrasto tra il mondo classico del cantautorato italiano e quello dell’hip pop. Leggi l’intervista su ZON.IT

[ads1] Irama, all’anagrafe Filippo Maria Fanti, è un giovane 19enne di Monza che ha scoperto da piccolissimo la passione per la musica. Il suo nome d’arte deriva da una parola malese che significa ritmo, un elemento che contraddistingue da sempre il giovane artista.

Il primo brano lo ha scritto a sette anni e poi non ha più smesso, ma la vera svolta è arrivata quando ha incontrato Giulio Nenna, direttore artistico e autore delle musiche dei suoi brani.

La canzone in gara a Sanremo tiene insieme le due anime di Irama: la passione per  i grandi cantautori italiani Guccini e De Andrè su tutti e il confronto con il mondo del rap e dell’hip pop. Due mondi che si incontrano e producono un’originale commistione sonora.

 

  • Partiamo dalla canzone che porterai a Sanremo: si tratta di un brano autobiografico animato da desideri, aspirazioni e sentimenti contrastanti, cosa ti ha ispirato nella scrittura del testo?

Con “Cosa resterà” ho cercato di raccontare una mia verità di mettermi a nudo. Sì l’ho scritta in un momento un po’ confuso e difficile. Da una parte mi sentivo crollare, dall’altra sentivo il bisogno di rialzarmi. Per quanto sia un brano che parla di me non amo particolarmente dare una spiegazione alle mie canzoni. Mi piace pensare che vengano interpretate e fatte proprie da chi le ascolta, in base al proprio stato d’ animo e al momento che si sta  vivendo.

  • “Cosa resterà” tiene insieme due anime differenti: il ritmo serrato e la metrica dura del rap e le melodie più dolci del pop. Due mondi che si incontrano e producono un’originale commistione sonora , sei alla ricerca di un genere nuovo?

Assolutamente sì..con Giulio Nenna, compositore delle musiche del disco e degli arrangiamenti (insieme a Andrea Debernardi) abbiamo cercato di creare un prodotto nuovo, di dare vita a un progetto molto personale e diverso. È interessante ritrovare in un genere elementi e spunti presi da differenti mondi.

  • Il videoclip del brano che ha preceduto quello ufficiale si apre con uno spezzone tratto dai “Giardini di Marzo” di Lucio Battisti, che valore ha per te questo tributo?

Un piccolo omaggio a un grande cantautore come Battisti mi sembrava doveroso, visto che gran parte della mia passione per la musica deriva dall’ascolto dei cantautori italiani. I miei genitori, fin da piccolo, mi facevano ascoltare Guccini e De Andrè…da lì è nato tutto quanto..anche il mio primo testo che scrissi a 7 anni ma stracciai subito!

  • Il Festival di Sanremo è da sempre un trampolino di lancio per giovani artisti talentuosi. Ben presto calcherai il palco dell’Ariston, cosa ti aspetti da questa partecipazione?

Innanzitutto è un grandissimo onore per me poter calcare un palco così prestigioso con una canzone a cui tengo molto. Spero il mio brano possa parlare per chi ha provato emozioni e vissuto situazioni simili alle mie, che sia una canzone che ognuno possa fare propria, in cui possa rispecchiarsi. Sarà comunque un’emozione indescrivibile portare la mia verità al Teatro Ariston, qualcosa che ricorderò sicuramente e spero sia solo un inizio di un bel percorso, un percorso fatto di musica.

Questo il testo del brano:

Volevo nascere senza pensieri

Senza le crisi di panico quando penso troppo

Volevo correre più forte degli altri

Come per dimostrarmi che potrei farlo il doppio

Volevo dirti che ti aspetto qua

Volevo dirtelo ma no, non ti ho avvisata

E me ne resto da solo

Con il mio orgoglio che uccide quello che voglio 

Sapendo che è una cazzata

Volevo soltanto essere parte di un gruppo

Sentirmi come voi accettato in tutto

Ma poi iniziai a farmi di brutto

Tornando a casa distrutto

Gridando dentro al cuscino per nascondere l’urlo

E no, che non ti dico cosa provo no

Sono i miei testi che lo provano

Nella mia penna perché

Prendi una birra e siediti che ti racconto di me

Di come quando davanti a un problema scappo

Non è che non sia uomo ma a volte vorrei essere un altro

Quante notti in bianco che ho fatto per la mia musica

Dormivo sopra il banco sognando una vita unica

Di quelle che ti svegli e realizzi che non sei solo

Che ciò che gridi troppe persone lo fanno in coro

Dite pure a quegli stronzi che non mi accontento

Che ho ambizioni troppo grandi per restare fermo

Io che piango, io che rido, io che grido e basta

Io che cerco di convincermi che tutto passa

Io che vi racconto la mia storia come fosse solo mia

Io che sgrano ancora gli occhi quando entro in galleria

E no, che non ti dico cosa provo no

Non siamo fatti per restare soli

Forse è l’unica ragione per cui siamo ancora qua

E no, che non ti dico cosa provo no

Non siamo fatti per restare soli

Dimmi che cosa resterà

Non me ne frega se mi manca la morale

Anche se vado con altre non vuol dire che non ci tenga a te

Lo so che sono un po’ egocentrico se parlo di me

Lasciami perdere se cerchi un’altra storia clichè

Non sono un uomo vissuto ma sono un uomo che vive

Che si dimentica tutto ma si ricorda due rime

Io che mi fermo a sentire l’odore di un libro nuovo

Che poi non riesco a finire perché per tutto mi annoio

Non sono fatto per te, non sono fatto per loro

Non sono fatto per viverti né per stare da solo

Con più gioielli di te ma meno classe

Convinto che stare in strada non mi cambiasse

Ma la vita non è un film, non c’è un lieto fine

Nessun colpo di scena, nessuno divide

La parte dove vedi tua madre mentre sorride

O quella dove stringi un ricordo fatto di spine

Io che, io che piango, io che rido, io che grido e basta

Io che cerco di convincermi che tutto passa

Io che vi racconto la mia storia come fosse solo mia

Io che sgrano ancora gli occhi quando entro in galleria

E no, che non ti dico cosa provo no

Non siamo fatti per restare soli

Forse è l’unica ragione per cui siamo ancora qua

E no, che non ti dico cosa provo no

Non siamo fatti per restare soli

Forse è l’unica ragione che non ci dividerà, e no

Ma nessun altra è come te, come te, come

Ma nessun altro è come me, come me, come

So che sei fatta come me, come me, come

Che nessun altra è come te e no

Ma nessun altra è come te, come te, come

Ma nessun altro è come me, come me, come

So che sei fatta come me

Dimmi che cosa resterà

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