19 Ottobre 2015 - 11:00

Sapri Salerno, un itinerario mentale

sapri salerno

A ZONzo sale sul treno regionale Sapri Salerno per raccontare il viaggio come un itinerario mentale, che dal Cilento arriva in città, tra ritualità e speranze

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Regionale 34782. Sono le 10.10, e parto dalla stazione di Sapri.

Ogni viaggio può assumere una connotazione: mentale, sentimentale, fisica e metafisica.

Il treno Sapri Salerno attraversa, anche metaforicamente, un luogo arcaico, che si snoda man mano fino alla città. Salerno è dunque simbolo di cambiamento, passaggio da una natura incontaminata ad un sistema allargato, dove spesso il tepore del Cilento si esprime in contesti lavorativi e poi in svago.

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Policastro Bussentino nel tragitto Sapri Salerno

Si parte da Sapri, cittadina turistica e marittima sul Golfo di Policastro, di origini romane è tra le più conosciute della Provincia di Salerno. Offre un centro storico concentrato e racconta storie di mare attraverso l’immagine scolpita della “Spigolatrice” (leggi la poesia QUI).

Segue Policastro, vicino al fiume Bussento, colonia greca per la sua posizione strategica e ottimale per gli scambi commerciali, presentava (di cui oggi vediamo i resti oggi) una cinta muraria ben definita come molte altre località del Cilento (basti pensare la vicina Roccagloriosa, leggi QUI).

Celle di Bulgheria – Roccogloriosa ha un altro punto di riferimento importante: il monte Bulgheria, che si affaccia sul fiume Mingardo (leggi Il Cilento di Noi credevamo QUI). Il monte bulgheria, così chiamato dai bulgari, raggiunge i 1225 metri.

Sapri Salerno, un itinerario mentale

San Severino di Centola nel tragitto Sapri Salerno

Centola, stazione che si sviluppa ai piedi del centro storico medievale San Severino, comunicava con il castello di Montelmo (riferito alla storia di Licusati, leggi QUI), è stato poi feudo dei San Severino. 

Ci troviamo dentro il Cilento, in quella parte meno collegata con i grandi centri, che offre un mare leggendario e scorci particolareggiati. Da Centola fino ad Ascea, il treno sembra quasi “navigare” sul profondo mare, figlio del Mito, che divora gli spazi vuoti ed elargisce un senso d’infinito a questo viaggio, rituale, verso la città più vicina al Cilento: Salerno.

Sapri Salerno è un come un itinerario mentale, che attraversa la storia e la racconta guardando cosa rimane nonostante la stratificazione del tempo; è mentale perché ricorda, ogni giorno, che spostarsi dal luogo d’origine alla città è come vivere un po’ del passato, quando si costruiva il villaggio (inteso come senso d’appartenenza) nel roccioso e produttivo Cilento, ma ci si spostava continuamente per comunicare con l’altro e crescere. Il Cilento appare “impoverito” se non instaura un rapporto, culturale ed economico, con i centri più grandi.

Pisciotta – Palinuro e Ascea sono le due stazioni prima di avvicinarsi al fare cittadino: seguono infatti importanti centri nodali come Vallo della Lucania, Agropoli e Battipaglia. Secondo la naturale inclinazione del paesaggio, che alterna qualche nucleo abitativo con distese “vuote” di verde e mare, in cui manca un sistema edilizio creando un senso di sacro abbandono, si alternano zone più interne e isolate. Omignano infatti, racchiude un numero di paesi del Cilento molto interessanti, come Stella Cilento e Gioi.

Siamo ad Agropoli: d’ora in poi si avverte che l’aria sta cambiando. Lo notiamo guardando sempre dal finestrino, soffermando lo sguardo su uno sviluppo edilizio sfrenato e anche confuso, poco bello a volte. Il mare continua a fare da cornice, arriviamo fino a Paestum, dove l’imitazione dell’equilibrio classico instaura la fine del Cilento “selvaggio” e il trionfo della società organizzata. Magna appunto, quando la grandezza nasceva dalla conoscenza e da un solido sistema di comunicazione.

Ci si sposta per lavoro, per svago. Per amicizia e per amore. Per compiere nuovi viaggi, sperando che nell’allontanamento ci sia il segreto della crescita, della realizzazione individuale.

Salerno non è una semplice tappa per chi arriva dal Cilento, perché rappresenta la prima dove si aprono le possibilità. Studiare, lavorare, conoscere, diramarsi in altro.

Una boccata di aria nuova, densa di speranze, riempie i polmoni e il cuore del passeggero. C’è chi la compie ogni giorno, fino ad abituarsi ad un viaggio tanto profondo, nella sua morfologia territoriale e nella fenomenologia dei sentimenti; c’è invece chi la vive con la stessa speranza ogni volta che ci ritorna. Sapri Salerno non è un semplice viaggio da pendolare, ma è una scelta o una rassegnazione: è l’incontro desiderato, tanto amato e tanto odiato, con una realtà che bisogna indossare, cucire addosso, e vivere.

Sono le 11.56, arrivo a Salerno e scendo dal treno portando con me una visione nuova del viaggio.

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