Sondaggi elezioni USA 2020: Trump è stato sottovalutato (di nuovo)
I sondaggi hanno toppato di nuovo non prevedendo il consenso nei confronti di Trump. Se nel 2016 era comprensibile, quest’anno è grave
Gli Stati Uniti d’America non hanno ancora un presidente. Biden è sempre più vicino alla Casa Bianca e Trump cerca di aggrapparsi a qualunque cosa pur di non lasciare il posto al suo avversario. Quella di Biden sarà una vittoria agognata segnata da un fallimento dei sondaggi americani che ancora una volta hanno sottovalutato il magnate americano.
Si perché se Biden vincerà, senza contare ancora gli ultimi voti, sarà una vittoria risicata poggiata su numeri davvero minimi. Eppure i sondaggi delle ultime settimane portavano una vittoria quasi schiacciante dell’esponente del partito democratico. Eppure così non è andata.
Se l’incapacità di prevedere l’ascesa di Trump nel 2016 era stata spiegata con la difficoltà di interpretare un fenomeno nuovo come quello di Trump, la replica nel 2020 ha meno giustificazioni e per certi versi è più grave.
I numeri in chiaro
Ma di quanto hanno sbagliato i sondaggi americani per queste elezioni presidenziali? Chiariamo il tutto con i numeri forniti dal sito di Nate Silver “FiveThirtyEight” che fornisce analisi e proiezioni sui numeri elettorali confrontati con gli attuali numeri. Un ulteriore e più approfondita analisi sarà effettuata quando si avranno tutti i voti.
Prendiamo il caso di tre stati già da tempo sotto stretta osservazione: Florida, North Carolina, Georgia. Biden era dato in vantaggio, rispettivamente, di 2,5, 1,8 e 1,2. La cosa si è rivelata errata soprattutto per quanto riguarda la Florida, che Trump vinse per 1,2 punti nel 2016 e che quest’anno il presidente ha riconquistato – grazie soprattutto al voto ispanico della contea di Miami-Dade – con un vantaggio superiore a 3 punti (per la precisione, 3,4, ma il conteggio non è ancora concluso). Questo significa che il margine d’errore, tra previsione e realtà del voto, è stato di almeno 5,5 punti.
Un discorso simile, ancora più clamoroso, può essere fatto per Wisconsin e Michigan. La media dei sondaggi offerta da “FiveThirtyEight” dava Biden in vantaggio di 8,4 punti in Wisconsin e di 7,9 in Michigan. La realtà è stata molto diversa. In Wisconsin, al momento in cui si scrive, Biden ha ottenuto lo 0,6 per cento di voti in più di Trump. Il Michigan è stato assegnato al democratico con uno scarto del 2,6.
Perché questi errori?
Quali sono gli errori che portano a falsare le proiezioni del voto americano? Perché i sondaggisti non riescono più a prevedere accuratamente, o perlomeno, ad avvicinarsi alla realtà di voto degli americani? La risposta più semplice è affermare che non è facile individuare i sostenitori di Trump. Sì perché, da una parte c’è una fetta della popolazione che lo ammira ma che ha vergogna di ammettere di votare per il magnate soprattutto dopo le scelte degli ultimi periodi, soprattutto per quanto riguarda la gestione della pandemia. Dall’altra è evidente che il bacino di sostenitori di Trump è composto da una consistente fetta della popolazione poco istruita e diffidente nei confronti della ricerca e dei media. Dunque risulta difficile che un elettore di Trump possa sottoporsi a sondaggi e qualsivoglia indagine per esprimere la propria preferenza di voto.
Un’altra pecca nel condurre i sondaggi negli Stati Uniti d’America è la difficoltà di interpretare il ruolo delle etnie. Ad esempio, nel caso della contea di Miami-Dade in Florida, nelle elezioni del 2016 i sondaggi non hanno rilevato il ruolo importante che gli ispanici (soprattutto cubani e venezuelani) hanno avuto nella vittoria di Trump. Secondo alcuni, questo dipende soprattutto da una cosa. La maggiore difficoltà di mappare l’elettorato ispanico rispetto a quello bianco: più difficile da raggiungere telefonicamente, meno propenso a partecipare ai focus group, meno presente ai comizi che il presidente ha tenuto nello Stato. Eppure, alla fine, quel voto è andato in percentuali ben più alte del previsto a Trump, decidendo le sorti di uno Stato essenziale come la Florida.
Ha ancora senso affidarsi ai sondaggi?
La domanda sorge spontanea: ha ancora senso affidarsi ai sondaggi? Visti i clamorosi errori registrati negli ultimi anni verrebbe da rispondere di no. Soprattutto quando si tratta di prevedere movimenti populisti o cambiamenti di pensiero che si svolgono in determinate zone i sondaggi sembrano sorvolare riflettendo una metodologia che forse avrebbe bisogno di essere aggiornata.
Ha scritto Margaret Sullivan sul “Washington Post”: “Non dovremo più riporre tutta la fiducia del pubblico nei sondaggi e in quelli che li interpretano, come ci siamo abituati a fare. Il sondaggio appare oggi come qualcosa di falso. O almeno lo è il nostro modo di intenderlo così seriamente”. E forse solo dando ai sondaggi il giusto peso riusciremmo a individuare più facilmente i cambiamenti nella nostra società molto di più di quanto i numeri abbiano mai fatto.
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