11 Agosto 2016 - 12:52

Lo spreco alimentare, un dato culturale. La prima risposta legislativa

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Lo spreco alimentare: una problematica culturale che dimostra una fragilità etica e ha conseguenze materiali ed economiche

[ads1]Lo spreco alimentare è un atteggiamento radicato nelle culture che hanno una storia di grande e celere sviluppo dopo un periodo di carestia. Così l’occidente che, dopo la povertà e l’indigenza estrema di due dopoguerra, apice di un periodo in cui l’opulenza non era che di appannaggio di pochi ricchi, ha conosciuto un boom economico che ha garantito l’eccesso per tutti.

La problematica dello spreco alimentare è stata così a lungo considerata normalità, facendo salvi poi i facili sentimentalismi con cui si compiangeva le sorti dei poveri di altri continenti. Lasciando invariata la condizione di quanti versano nella più o meno grave indigenza nelle nostre città, nel nostro quartiere, nel nostro palazzo. Un’indifferenza assordante, spesso da parte di persone che puntano il dito verso altre cause di una simile deprecabile situazione.

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Manifesto statunitense contro gli sprechi alimentari, 1942

Una lucida analisi

A questo riguardo, pochi anni fa, fu sconvolgente sentirsi dire dal pontefice cattolico che in maniera molto semplice spiegò, tanto ai suoi quanto a chi crede di non aver bisogno di valori assoluti per codificare un’etica, che il cibo sprecato è cibo rubato ai poveri. In maniera altrettanto semplice, in un video messaggio spiegava che «oltre all’interesse per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso a esso, il cambiamento climatico, il commercio agricolo, che sono questioni ispiratrici cruciali, la prima preoccupazione dev’essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza.» Annotava pure, riferendosi ad uno dei suoi predecessori che «viviamo il “paradosso dell’abbondanza”. Infatti, “c’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi.»

In sintesi, faceva riferimento a quei «sofismi, nominalismo del pensiero» con cui si affronta il dato problema con tante chiacchiere prive di seguito. A tutto questo, offriva come soluzione la scelta di alcune priorità: «la dignità della persona; essere uomini e donne testimoni di carità; non aver paura di custodire la terra che è madre di tutti». (qui trovi il discorso integrale)

Una legge italiana (click qui!)

Fermo restando che lo spreco di cibo avviene in due tempi (in fase di produzione agrolimentare: ‘food loosses‘; in fase di trasformazione industriale, commercio e consumo: ‘food waste‘), il Parlamento italiano ha voluto porre i primi rimedi puntando sulla carità sul prossimo.

Con una legge approvata pochi giorni fa, si è disciplinata la gestione delle risorse alimentari in eccesso di modo da favorirne la donazione. Sinteticamente, il provvedimento garantisce tempi più brevi per gli adempimenti burocratici necessari per la donazione di alimentari, incrementi dei fondi a favore di ONLUS e altri incentivi a questa buona pratica.

Si potranno donare anche farmaci (eccettuati stupefacenti e farmaci dispensati solo in ospedale) che potranno essere, direttamente (previa presentazione della ricetta medica ove necessaria), distribuiti dai medici delle ONLUS.[ads2]