La stoica calma della maggioranza: i responsabili 2.0
La stoica calma della maggioranza: i responsabili 2.0
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L’elezione del Presidente della Repubblica ha generato un vero e proprio uragano politico–istituzionale nell’arena italiana.
Oltre a rafforzare la maggioranza di governo, l’elezione di Mattarella al Quirinale ha dato il via a una nuova fase nel nostro Parlamento, quella dei responsabili 2.0.
La rottura del celebre “Patto del Nazareno” ha obbligato il segretario/premier Renzi ad adottare la strategia della “pesca selvaggia” in ogni direzione in nome delle riforme da approvare e della data del 2018 (scadenza naturale della legislatura).
È in questo preciso momento che comincia quel fenomeno, nato nel 1882 durante il governo Depretis, di “migrazione” dall’una all’altra parte: il trasformismo.
La situazione creatasi, infatti, dipinge una maggioranza di Governo sorretta dai partiti delle “larghe intese” (PD e NCD) e un aiuto responsabile in Parlamento da parte Scelta Civica (confluita tutta, o quasi, nel gruppo PD), GAL e una parte di Forza Italia.
Sì, proprio l’ex partito del Nazareno.
In realtà non si tratta né dell’ala berlusconiana né tantomeno di quella fittiana del partito, ma di alcuni senatori vicini a Denis Verdini, fautore del “Patto”.
Il caotico contesto mostra anche un’ulteriore peculiarità: il riallineamento di tutte le anime del PD.
Infatti, come traspare dalla parole di Stefano Fassina (“La rottura del patto del Nazareno? Una liberazione per i vertici del PD. L’ho capito davvero, la valutazione quasi liberatoria che è avvenuta dai vertici del PD e dai vertici del governo quando Berlusconi ha dichiarato rotto il patto del Nazareno, perché in questi mesi è stata una gabbia che ha limitato fortemente la discussione sui temi costituzionali che richiedono un primato al Parlamento, ha limitato la discussione dentro il PD”) rappresentante della minoranza dem, sembrano ormai maturi i tempi per ricucire lo strappo con i renziani.
Fra i responsabili, inoltre, è possibile ritrovare anche gli ex appartenenti al M5S che, attraverso il gruppo Italia Lavori in corso, ha già contribuito alle gioie della maggioranza in Senato (leggi Luis Alberto Orellana).
Con la discussione sulla riforma del Senato (il cd ddl Boschi), che ha portato già diversi distinguo a Montecitorio (tra cui le dimissioni da relatore del forzista Sisti), la maggioranza si appresta ad affrontare, per la prima volta, le riforme con una veste del tutto nuova.
Al grido “Gli interventi servono al Paese” (come affermato dal capogruppo PD alla Camera Speranza), il Governo sta cercando di portare a casa, con il termine ultimo di sabato, il nuovo assetto istituzionale e allo stesso tempo dare il via al, più volte citato, Partito d’Italia.
È finito un ciclo ed è cominciato un altro… nell’attesa di arrivare a quota 200 anche in Senato.
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