24 Marzo 2016 - 16:31

Street Art Banksy & Co., arte di strada tra naftalina e formaldeide in Museo

Street art Banksy & co bologna

Street art Banksy & Co.: la mostra che fa storia, inaugurata il 18 marzo 2016 e visitabile fino al 26 giugno presso il Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna Genus Bononiae 

[ads1]Street Art Banksy & Co. è una mostra artistica di grande spessore sociale e storico perchè mette in mostra valevoli pezzi di street art in un Museo di grande pregio quale quello della Storia di Bologna.
Valevoli pezzi, letteralmente. Stiamo parlando infatti di un’operazione che è costata la fatica di eradicare intere pareti, mura, dissezionando edifici in disuso e sventrando così quei vicoli e quartieri che facevano da sala espositiva a tali capolavori. Non solo cemento ma anche altri supporti quali legno, pietra, serrande: insomma, le più comuni tele dei writer.

L’esposizione consta di circa duecentocinquanta opere di street artist di grande spessore quali Blu, Banksy, Ericailcane, Invader, Dran, Os Gemeos, Obey, Ron English ed è frutto di una proficua collaborazione con realtà del calibro del Museo della Città di New York e del MuCem di Marsiglia; è sostenuta da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, e prodotta da Genus Bononiae Musei nella città e Arthemisia Group.
Curatori
sono Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran.

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Il valore di questa mostra, in un certo senso, è nel clamore mediatico che ha suscitato la riprovazione di uno degli artisti in esposizione, Blu (visita il sito ufficiale), che ad espressione del suo dissenso ha cancellato svariate altre sue opere disseminate per la città. L’artista in parola, in un tempo poco distante, era vicino ai circuiti museali ma questo non è stato sufficiente ‘chè accettasse di essere canonizzato in una mostra simile.

Ovviamente, oltre l’aspetto puramente artistico, ideale c’è il ben più concreto concetto di diritto d’autore: un battaglia su terreno sdrucciolevole per questi artisti, dato che le loro opere sono sempre compiute su proprietà altrui e hanno come nucleo la non proprietà: il writer lascia il suo segno, lancia una riflessione e smette di possederla. Tanto più che l’intento dichiarato dall’ideatore della mostra, il Presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi Monaco, è la promozione e la tutela di questo patrimonio artistico, escludendo ogni forma di lucro e soprattutto qualsiasi tipo di guadagno.

Posta in questi termini, pare la solita bagarre economica. Ma c’è sicuramente di più, sebbene sia ancora presto per leggerlo nitidamente nei fatti.
Con Street art Banksy & Co. si riempie il solco di discontinuità tra arte museale e graffiti. Abbiamo impiegato molto tempo a riconoscere i murales più che graffiti e a coglierne la sensibilità artistica oltre che il contenuto sociale. Oggi non è infrequente che un Museo voglia proporre questo genere di contenuti ma sempre si è trattato, in fondo, di un addomesticamento di un fenomeno che ha il suo valore nella contrapposizione: in questo senso è una forma di imborghesimento della devianza urbana.

L’attuale discrasia fortemente espressa tra un potere costituito e una variabile deviante dello stesso campo vivifica il valore dell’arte da strada quale espressione antagonista e denuncia, tenta a riportarlo nei bassifondi del ghetto – se non geografico, etico cioè di costume – e strattona l’inamovibile macchina dell’istituzione. In questo senso, tralasciando l’indubbio valore di ciò che è ogni opera esposta, il senso e il valore artistico a Street art Banksy & Co. lo offre peculiarmente questo confronto, forte. Attraverso questo ci si interroga sul senso del murales e di ogni altra espressione di street-art, sul disvalore che queste rischiano di assumere se normalizzate in un contesto museale, private del mordente di denuncia e rivalsa sociale che le han generate, scaffalizzate in barattoli di formaldeide per i posteri senz’altro contenuto che il soddisfacimento di un appetito puramente edonista. In un tale contesto la street art rischia di essere elevata abbastanza da non essere più raggiungibile dalle persone per cui esiste: quelle che conoscono cosa significa emarginazione e vivono la discontinuità dagli obblighi dettati dal discreto fascino della borghesia.

A prescindere dal carattere personale di queste riflessioni, tanto rumore resta comunque un’occasione di grande visibilità: Street art Banksy & Co. è anche social con i due hashtag dedicati, #streetartgenus #genusbononiae.

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