2 Gennaio 2020 - 14:15

Tolo Tolo – Recensione del nuovo film di Checco Zalone

tolo tolo

‘Tolo Tolo’ è l’ultimo film scritto, diretto e interpretato da Checco Zalone. Per la prima volta anche in cabina di regia, il cantautore supera se stesso nel box-office del debutto, sforando gli 8 milioni di euro d’incasso

Nel primo giorno di distribuzione, in Italia già più di un milione di spettatori hanno visto Tolo Tolo, il quinto film firmato Checco Zalone. Dopo altre 4 pellicole che avevano fatto registrare numeri da capogiro per l’intera penisola – l’ultimo Quo Vado? resta il film col maggior incasso della cinematografia italiana – il comico pugliese torna al cinema 3 anni dopo il suo ultimo prodotto.

Tolo Tolo è un film che ha fatto parlare di sé già dal primo trailer. Come è solito per un film di Checco Zalone, il lancio pubblicitario si è formato attraverso una canzone, in questo caso incentrata sul tema dell’immigrazione, argomento che poi diverrà il fulcro dell’intero film. Suscitate diverse polemiche che hanno visto lo stesso Checco Zalone additato come fascista e discriminante, salvo poi ribattere ufficialmente alle accuse. Il pubblico italiano già prima che Tolo Tolo fosse nelle sale, già probabilmente non aveva colto le divertenti parodie di Checco Zalone.

Giungendo al film, parliamo di una pellicola che ha dei pregi ma anche tanti difetti. Su tutti, spicca una regia sicuramente particolare, il cui termine però in questo caso non rasenta l’accezione positiva. Molto spesso instabile, a tratti confusa, in alcune scene addirittura disturbante, la macchina da presa sembra bisticciare più di una volta con i personaggi e i luoghi che cerca di valorizzare. L’effettivo risultato viene invece sminuito, smorzando più di una volta anche qualche tempo comico, siccome anche il montaggio in più frangenti appare enormemente zoppicante.

Se non mancano coraggio e voglia di mettersi in gioco alla regia, lo stesso vale per la sceneggiatura e la storia di Tolo Tolo. Sebbene l’intero film pecchi in quanto non ha una vera e propria struttura narrativa, sembra più di trovarsi dinanzi a molteplici gag non fortemente legate tra loro. Alcune funzionano a dovere e trainano la storia e in minima parte la caratterizzazione dei personaggi – ma eccetto il solito Checco Zalone e uno, massimo altri due interpreti, gli altri scivolano nell’oblio – mentre altre appaiono senza mordente né convinzione.

Il sottotesto che Checco Zalone ha voluto trasmettere con questa pellicola però, è da lodare. Probabilmente il lato migliore dell’intero lavoro, che ahinoi, in alcuni punti non è stato concretizzato a dovere. Attraverso la sua solita ed esuberante originalità parodistica, Checco Zalone prende in giro partiti, stati e burocrazie, mettendo al centro della vicenda il colore della pelle e i preconcetti razziali che quotidianamente vediamo attraverso gli individui, i politici e i telegiornali.

Parliamo di un film che avrebbe fatto incassi da record anche senza tutti questi nobili elementi che Checco Zalone con insistenza ha voluto trasmettere. Un rischio, un azzardo, una vera sfida per il comico pugliese che ha cercato di raccontare qualcosa in più. Seppure in molte sequenze del film la messa in scena è rivedibile, l’intento è da conservare e si spera, in futuro replicare o emulare.