12 Febbraio 2021 - 15:39

Totti: la “guerra” del Capitano in “Speravo de morì prima”

Totti

Alla riscoperta di Francesco Totti in “Speravo de morì prima”. I retroscena calcistici raccontati nella serie tv in uscita su Sky Atlantic

“Se sto così, chi me lo fa fare di smettere?”. In questa semplice frase si può riassumere tutto Francesco Totti. L’essenza di Roma e della romanità, prima tifoso e poi calciatore. Il 19 marzo 2021 andrà in onda su Sky Atlantic il primo episodio della serie tv “Speravo de morì prima”, che narrerà gli ultimi, travagliati, due anni di carriera del leggendario capitano giallorosso.
Ma per quale motivo produrre una serie tv soltanto sugli ultimi due anni di carriera? Cosa sarà mai successo di tanto eclatante?

La voglia di non smettere mai

Forse la caratteristica principale di Francesco Totti. La voglia di non smettere mai può anche venir letta come “non volersi mai arrendere”. La tenacia che ha sempre contraddistinto il capitano giallorosso nei suoi meravigliosi 25 anni di carriera è di certo una delle sue caratteristiche principali. È forse proprio grazie a questa sua incredibile peculiarità che Totti ha sempre lanciato segnali confortanti a Roma e ai romani: “io ci sarò sempre”.

Il penultimo anno di carriera del Capitano non comincia nel migliore dei modi. Da agosto 2015 assiste da spettatore non pagante a molte delle prestazioni decisamente incolore dei giallorossi fino alla prima partita del 2016 (pareggio per 3-3 in casa del Chievo). L’arrivo a Roma di Luciano Spalletti non fa che incrinare ulteriormente le sue poche certezze rimaste, ma Totti non demorde. Quando tutti lo davano per finito, quando persino i suoi amici gli dicevano di smettere, Totti continuava a sudare e a lavorare.

In campo solo per pochi scampoli di partita, il Capitano riesce sempre a mettersi in luce con giocate d’alta classe impossibili anche solo da pensare per un comune mortale. Mister Spalletti lo utilizza con il contagocce, ma è proprio nell’ennesima prestazione scialba della Roma che Totti decide di accendersi. Roma – Bologna, il Capitano entra in campo sullo 0-1 al 46′ ed accende la luce. Subito assist splendente per Mohamed Salah, è 1-1. Da lì in poi è spettacolo puro. Gol del 3-3 a Bergamo, doppietta memorabile col Torino, altra perla fondamentale a Genova su punizione e giocate determinanti con Napoli, Chievo e Milan.
L’Olimpico è di nuovo crollato ai suoi piedi. E Spalletti ha capito che anche quest’anno sarà difficile fare a meno del più grande genio calcistico italiano del dopoguerra.

I dissapori con Spalletti e società

Feeling forte alla prima esperienza di Spalletti in giallorosso, rottura totale alla sua seconda venuta. Il rapporto tra Totti e Spalletti è sempre stato condito da momenti alti ed altri bassissimi.
Quando Spalletti arriva alla Roma nel 2005 fa di Totti il suo faro. Il Capitano giallorosso, guidato abilmente dal tecnico toscano, si rende protagonista con prestazioni leggendarie (vincitore della Scarpa d’Oro nel 2007). I due non riescono a mettere le mani sullo scudetto, ma portano a Roma due Coppa Italia e una Supercoppa.

“L’altra volta ti ho permesso tutto, Francesco, ora non più. Devi correre come gli altri, anche se ti chiami Totti”. Il senso delle parole di Spalletti, tornato a Roma nel 2016, tocca Totti nel profondo dell’orgoglio: tra i due è rottura. A Spalletti in particolare non andavano giù alcuni comportamenti poco professionali, come quando in occasione della vigilia di un Roma-Messina del 27 maggio 2007 (i giallorossi non avevano più niente da chiedere alla stagione), Totti e alcuni compagni rimasero a giocare a carte nella propria stanza fino a tarda notte.

Totti viene relegato sempre più in basso nelle gerarchie giallorosse, la rottura tra i due è totale. Il 28 maggio 2017, dopo 25 anni di puro amore per la maglia giallorossa, Totti è costretto ad appendere gli scarpini al chiodo. Le sue parole e le sue lacrime in occasione della partita d’addio toccano il cuore degli appassionati e non solo.

“È stata una cattiveria. Mi hanno cacciato da Trigoria, da casa mia”. Le parole di Totti, estratte dal suo libro “Mi chiamo Francesco Totti” bruciano ancora di rancore.