11 Novembre 2016 - 17:47

Trump: nuovi equilibri geopolitici nelle relazioni con gli U.S.A, le valutazioni internazionali

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Donald Trump e il mondo? Le reazioni dei partner politici e degli intellettuali

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A due giorni dal voto statunitense, le opinioni su Donald J. Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti d’America si sprecano.

World great again

World great again

L’opinione pubblica è divisa: da una parte ci sono i clintoniani, favorevoli alle politiche europeiste, mondialiste e di apertura al mondo laico di Hillary Clinton, dall’altra, i trionfatori del neo eletto presidente Trump, vicini ad una politica conservatrice e protezionistica del tycoon, ma c’è anche il fronte del libero pensiero, di coloro che sulla scorta delle idee dei due rispettivi candidati espongono ipotesi.

Gli Stati Uniti e il mondo dovranno fare i conti con un diverso sistema di pensiero, Trump ha idee molto diverse dal predecessore in materia di tecnologia, pubblica amministrazione, rapporti con gli stati e con l’Europa.

Diverse le reazioni sulla vittoria del neo eletto: cominciamo dall’Europa, il presidente del Parlamento Ue Martin Schulz ha affermato che “la relazione transatlantica diventerà più difficile”.

“Continueremo a lavorare insieme, i legami tra Ue e Usa sono più forti di ogni cambiamento”, afferma l’Alto rappresentante Federica Mogherini, mentre  Donald Tusk e Jean Claude Juncker hanno invitato Trump a visitare l’Europa, affermando che “oggi è più importante che mai rafforzare le relazioni transatlantiche”.

Renzi augura buon lavoro al neo eletto“convinto che l’amicizia resti forte e solida”.

Di insicurezze e timori ha parlato Francois Hollande: “Questa elezione americana apre un periodo di incertezza. Va affrontata con lucidità e chiarezza. Bisogna essere vigili e sinceri con il partner Usa”, considerato l’avanzamento della destra francese di Marine Le Pen, che si congratula esprimendo: “Congratulazioni al nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump e al popolo americano, libero!”.

Papa Francesco si tira fuori dal coro di congratulazioni e di valutazioni politiche, anteponendovi una politica pauperistica, che tenga conto delle necessità dei bisognosi.

Da tutto il mondo, da sinistra a destra, gli Stati chiedono collaborazione con gli USA, volendo evitare il paventato isolazionismo che Trump aveva mostrato in campagna elettorale.

La scalata alla Casa Bianca dell’improbabile candidato e magnate, segna da più parti un nuovo corso politico, non è esclusa una cavalcata delle destre, pronta ad acquisire nuovi consensi.

Hillary Clinton rappresenta la politica, l’aderenza ai patti atlantici, al liberismo moderato, ai valori portanti della democrazia, e nonostante il passato di consumata veterana ha incassato la sconfitta, dichiarandosi pronta a collaborare con il nuovo presidente, che dal canto suo ha mostrato un’apertura maggiore alla collaborazione mondiale e con i partners politici.

Trump ha ribadito più volte nel suo discorso di ringraziamento alla Nazione di essere il “presidente di tutti gli americani, di quelli oppressi”, inserendosi nella linea oratoria che gli fu propria in campagna elettorale, e che gli costò il titolo di demagogo, e, altresì di mostrarsi vicino proprio a quegli oppressi su cui intende alzare un muro fisico e non.

Luciano Canfora, professore emerito di Filologia classica all’Università di Bari ha parlato di Trump, rifacendosi al pensiero politico di Tucidide, come di una “figura grottesca, una caricatura aristofanea del politico cialtrone, mestatore ma palesemente ridicolo, tale da suscitare consenso presso ampi strati”.

Alessandro Baricco, invece, esamina la vittoria elettorale ritenendola figlia della rivoluzione culturale avviata trent’anni fa, nella rinuncia alla mediazione culturale, al voler essere attori principali della cultura, abdicando alla richiesta di aiuto verso chi ne sa più di noi.

Appare chiaro che, per dirla con Lucia Annunziata, l’esplosione dei partiti ha prodotto un leader antisistema istituzionalizzando ciò che istituzionale non era, e autorizzando a sperare in novità. “Chi l’avrebbe detto che Trump avrebbe vinto? Eppure è così– Matteo Renzi docet.

Quali saranno le posizioni del neo Presidente è difficile dirlo, i prossimi mesi costituiranno il banco di prova del suo governo e dei rapporti con gli Stati, se e come verrà ripristinato il dialogo con la Russia.

Sperare è d’obbligo, non solo in un’America great again, ma anche di un World great again, ed è quello che non solo i leader mondiali auspicano per i dialoghi con i rispettivi Paesi, ma anche tutti i cittadini liberi e non.

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