18 Novembre 2015 - 16:49

Turchia-Grecia, il minuto della vergogna

Turchia-Grecia

Nella partita amichevole di ieri tra Turchia e Grecia, i tifosi turchi si sono resi protagonisti di un atto vergognoso: fischi e urla durante il minuto di silenzio per le vittime degli attentati di Parigi di venerdì scorso

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Il minuto della vergogna: così può essere definito l’episodio increscioso che si è consumato ieri sera, 17 novembre, al Basaksehir stadium di Istanbul in occasione della partita amichevole tra Turchia e Grecia. Durante il minuto di silenzio osservato in memoria delle vittime degli attentati terroristici di Parigi di venerdì scorso, i tifosi turchi hanno intonato, con fischi assordanti, cori nazionalisti di estrema destra:

Turchia-Grecia

Turchia-Grecia, il minuto della vergogna

Şehitler ölmez, vatan bölünmez

(«i martiri non muoiono, il paese non si divide»)

Media locali riferiscono che i tifosi turchi avrebbero anche gridato a gran voce ripetutamente la ormai famosa frase Allah u Akbar, ossia “Allah è grande”, la stessa frase che secondo diversi testimoni era stata pronunciata dagli attentatori durante la spaventosa strage al teatro Bataclan.

In tribuna c’erano anche i primi ministri dei due Paesi, Ahmet Davutoglu e Alexis Tsipras.

Non è la prima volta che in uno stadio turco si verificassero atti così turpi e indegni: un episodio simile era già successo il 13 ottobre scorso, nello stadio di Konya prima della partita di qualificazione agli Europei 2016 fra Turchia e Islanda; durante il minuto di raccoglimento, per ricordare le vittime dell’attentato di Ankara, nella quale morirono più di cento filo-curdi, dagli spalti sono partiti i fischi e alcuni cori che inneggiavano ad Allah.

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Il primo ministro greco Alexix Tsipras e il premier turco Ahmet Davutoglu

In questo difficile momento e clima generale di paura e panico, in cui sono ancora vive e impresse nella mente di tutti le terribili immagini della mattanza di Parigi, avvenuta per mano del nucleo terroristico dell’Isis, l’unica cosa dettata dal buon senso che bisogna e si deve fare è pregare per le povere vittime, in religioso silenzio.

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