28 Gennaio 2016 - 13:38

Vaglio del Fisco: il turno di Google

Reddito omesso nella dichiarazione e ritenute operate e non versate su royalties operate su società estere: queste le accuse mosse a Google Ireland Ltd. Dopo gli accordi che hanno disteso i rapporti tra Fisco e Apple, ora è il turno di Google ad assaporare la mela del Fisco italiano

[ads1] Il turno di Google sotto i riflettori del Fisco italiano è arrivato: sembrerebbe che il colosso di Mountain view abbia occultato allo Stato italiano introiti e affari tale da generare un’evasione fiscale che si aggira attorno ai duecentomila dollari.

Ma il condizionale è d’obbligo. Per ora.

Il calcolo della cifra effettuata dall’accusa, perpetrata dal sostituto procuratore Palma, fa riferimento a ricavi ottenuti dal celebre colosso nel nostro Paese tra il 2009 e 2013 dei quali Google avrebbe omesso il pagamento dell’IRES, e non solo: con un giro di royalties trasferite prima tra nazioni europee e poi in paradisi fiscali, senza mai pagare la percentuale dovuta all’Italia, Google avrebbe saltato a pie’ pari il suo dovere di computare, nella dichiarazione dei redditi, anche questi introiti.

Guardia di FinanzaI fatti contestati non sono piccola cosa: il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano contesta a Google «una stabile organizzazione occulta in Italia» e, se quest’ultimo nega,  al fine di evitare un «lungo e defatigante confronto con l’amministrazione finanziaria» avrebbe comunque offerto poco più di centodieci milioni di dollari per chiudere la faccenda, senza tuttavia voler così ammettere alcuna forma di responsabilità.

Chiusa la verifica fiscale operata dalla Guardia di Finanza, la documentazione sarà passata all’AdE – Agenzia delle entrate – con la quale le trattative cominceranno al fine di raggiungere un eventuale accordo.

Queste problematiche non sono nuove: se le accuse formulate dovessero essere confermate, Google non sarebbe né il primo né l’ultimo colosso estero che colonizza il mercato italiano sforando qui e lì la normativa fiscale, potendo poi beneficiare di patteggiamenti e accordi che non scoraggiano in alcun modo simili scelte finanziarie

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