WikiLeaks, grazia per Chelsea Manning. Obama accoglie l’appello di Assange, ma sembra che non sia più disposto a mantenere la sua promessa
[ads1]
Tra due giorni si insedierà il nuovo Presidente, ma Barack Obama aveva ancora qualcosa da fare prima di andarsene, e l’ha fatto. Dopo l’appello del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, che chiedeva la grazia per la principale fonte di notizie, Chelsea Manning, il Presidente uscente ha accolto la richiesta e annullato la condanna a 35 anni di carcere dell’ex analista dell’intelligence militare, che verrà liberata a maggio.
Assange aveva reso il suo appello particolarmente allettante, perché in cambio della grazia aveva offerto se stesso. Il fondatore di WikiLeaks aveva infatti promesso che avrebbe consentito la sua estradizione se la Manning fosse stata graziata, lasciando l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove si era rifugiato nel 2012, e accettando di subire il processo per il Datagate.
La prima fonte di informazione di Assange
Bradley Manning, analista dell’intelligence militare americana, nel 2010 aveva consegnato nelle mani di Assange migliaia di documenti diplomatici riservati, e per questo fu condannato a 35 anni di carcere dal tribunale militare. Detenuto in un penitenziario maschile, nel 2013 manifestò il desiderio di cambiare sesso, e cambiò nome il Chelsea. A seguito di questo iniziò uno sciopero della fame con lo scopo di ottenere i fondi necessari per pagare le cure per il definitivo cambiamento di sesso. Barack Obama ha infine deciso per la grazia a seguito del tentativo di suicidio della donna, il secondo, nel 2016. La liberazione è prevista per il 17 maggio.
Dal momento in cui è arrivata l’ufficialità della grazia, i comitati a favore della liberazione della Manning si sono mobilitati a sostegno del provvedimento, ma da Julian Assange ancora nessuna dichiarazione ufficiale in merito all’estradizione. Il fondatore di WikiLeaks non sembra intenzionato a mantenere la sua promessa, e per ora rimane nell’ambasciata ecuadoriana, in attesa di decidere il da farsi.
[ads2]
