1 Dicembre 2016 - 15:08

Woody Allen, il regista che ha rivoluzionato il cinema europeo

Woody Allen

Quella di Woody Allen è una vita fatta di cartoline cinematografiche comprate in America e spedite direttamente in Europa. Per il maestro dell’umorismo 81 candeline

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Woody Allen regista nasce molto prima della data ufficiale edita su vecchi e polverosi manuali di cinema d’autore. La prima pittoresca ed interessante giustapposizione che può essere fatta tra Woody Allen e il cinema è legata ad un cartone animato con tanto di cacciatore, regina cattiva e mela avvelenata.

Non stiamo vaneggiando perché sbronzi di una produzione filmica infinita messa su da Allen in un cinquantennio o poco più, ma facciamo riferimento alla storia di un innamoramento.

Un innamoramento che ha inizio negli anni 30’ del 900’. È nel 1937 infatti che avviene il primissimo incontro tra il piccolo Allan Stewart Königsberg, nome all’anagrafe di Allen, poi convertito in Heywood Allen, da cui ha avuto origine il nome d’arte “Woody Allen” e il grosso telone bianco su cui vengono proiettate immagini ed emessi suoni.

A soli 2 anni Woody Allen si innamora del cinema in occasione della prima del classico Disney Biancaneve e i sette nani. Da allora il cinema di quartiere, quello sito nella zona di Brooklyn, diviene la sua prima casa. Avete letto bene, prima e non seconda. Prima al punto da trascurare i doveri da studente modello.

Allen negli anni della fanciullezza e poi quelli dell’adolescenza, pur essendo dotato di un quoziente intellettivo decisamente fuori dalla norma, decide di non dare il massimo in classe, risultando addirittura tra i più ribelli.

La condotta scolastica e i gusti d’animazione di quello che oggi è classificabile tra i precursori della commedia brillante americana, non sembrano c’entrare molto con un destino di successi. Eppure il percorso professionale di Allen è fatto soprattutto di produzioni filmiche, tante, tantissime, lanciate ad una velocità tale da ricordare la focaccia delle 19 sfornata ogni sera dal panetterie di fiducia.

Tra le passioni del giovane Woody ci sono anche la musica e la scrittura. La prima soddisfatta con l’accostamento al clarinetto e con l’omaggio al jazzista jazz Woody Herman, al quale si ispira per il nomignolo “Woody” e la seconda declinata in tutte le salse: regista, sceneggiatore, attore, comico, compositore, scrittore e commediografo.

E sono proprio i testi umoristici, la sapiente arte di ironizzare la tragedia e beffeggiare la realtà a rendere Woody Allen tra i registi più abili a maneggiare l’humor senza mai sfociare nella banale “americanata”. Per carità! Non sia mai! È l’Europa non l’America il cuore delle sue gag e la cornice per le sue indimenticabili cartoline.

To Rome with love (2012)  ne è forse l’esempio più compito ed è tra l’altro la pellicola che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di “regista più europeo”. È vero che oltreoceano come in Patria vale la regola dell’arte esportata, ma è anche impossibile non riconoscergli una particolare maestria nel raccontare i luoghi e i sapori di contesti geografici ai quali sente di non appartenere.

È il famoso occhio esterno, quello sguardo in soggettiva che il padrone di casa non potrebbe avere e che Allen incarna alla perfezione in un meccanismo di continua elaborazione che vai poi a decretare il consenso finale del prodotto.

A questa prerogativa strettamente stilistica, Woody Allen aggiunge la raffinatezza e la solennità di una fotografia mai lasciata al caso. Perché gli scorci di paesaggi, ghetti e giungle urbane sono nella memoria celebrativa di questo regista che nato da famiglia ebrea certi orrori li ha vissuti e li tiene premuti contro il cuore.

Eppure nei film di Allen non traspaiono mai cattivi antisemitismi, semmai l’ebreo è chiamato in causa e deriso, ma nella maniera più ingenua e benevola possibile. Perché obiettivo di Allen è indurre al riso privo della contaminazione di mero scherno.

La rappresentazione spesso autoironica della comunità ebraica newyorkese diviene poi in altri contesti una spudorata critica alla borghesia e agli eccessi del capitalismo, a difesa di ideali che restano cari alla letteratura, alla filosofia, sino alla psicoanalisi.

Quattro volte premio Oscar grazie a Io e Annie (1977) Woody Allen ha prodotto in oltre cinquant’anni una collezione filmica che reca con se una media incasso di 14 milioni a film per un totale di 575 milioni di dollari. Se non è il regista più ricco d’America è certamente un personaggio ricco di genio, quello stesso genio ribelle che nel corso del tempo gli ha consentito di diventare Woody Allen.

Come si diventa Woody Allen? Mettendo in scena l’Europa, pur tenendo New York come musa ispiratrice. L’effetto finale che piace e continua ad entusiasmare il pubblico è uno straordinario e pulsante prototipo di cinema europeo.

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