26 Agosto 2016 - 16:14

Edifici pubblici sbriciolati: come gestire la sicurezza?

Il terremoto di Amatrice ha portato a nuovi interrogativi sugli edifici pubblici e sulla loro sicurezza

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La scuola elementare crollata, il campanile crollato, strutture che erano state messe in sicurezza e ristrutturate con norme antisismiche soltanto qualche anno fa. Ma chi sono i responsabili? Perché in Italia questi lavori di ristrutturazione spesso sono fatti male?

Con la legge n. 244 del 24 dicembre 2007 il Fondo per interventi straordinari della Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato incrementato di 20 milioni di euro all’anno a partire dal 2008 per l’adeguamento strutturale e antisismico delle scuole e per la costruzione di nuovi edifici scolastici, qualora sia indispensabile sostituire quelli ad elevato rischio sismico. Dal 2008 sono state attivate sei annualità del programma, per un totale di 120 milioni di euro stanziati. La prima annualità del programma è disciplinata dall’ordinanza n. 3728 del 29 dicembre 2008, mentre le successive sono regolate rispettivamente dalla opcm n. 3864 del 31 marzo 2010 per il 2009, dalla n. 3879 del 19 marzo 2010 per il 2010, dalla n. 3927 del 2 marzo 2011 per il 2011 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 luglio 2014 per il 2012 e il 2013. Le quote di competenza regionale sono assegnate a ciascuna Regione tenendo conto dei diversi livelli di rischio sismico che caratterizzano i territori.

Il tutto ruota sul malcostume tutto italiano di predicare bene (ovvero realizzare leggi spesso all’avanguardia), ma di razzolare male (ovvero non mettere in pratica quelle leggi o, peggio, aggirarle). Basti ricordare i costi altissimi per le case dell’Aquila costruite in tempi record, nel rispetto delle norme antisismiche, per ospitare tantissimi cittadini aquilani che, nel sisma del 6 aprile del 2009, hanno perso le loro abitazioni. Le palazzine del progetto C.A.S.E (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili), che si trovano nelle periferie del capoluogo abruzzese, in questi anni sono finite spesso al centro della cronaca per polemiche, disagi e scandali: balconi crollati, cedimenti e lesioni.

BBw1M4gDopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 è stato emanato un nuovo provvedimento per dare maggiore impulso alla prevenzione sismica. L’articolo 11 del decreto legge n. 39 del 28 aprile 2009, convertito con modifiche dalla legge n. 77 del 24 giugno 2009, prevede che siano finanziati interventi per la prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale e stanzia 965 milioni di euro in 7 anni. Nell’ambito di questo Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, a partire dall’opcm opcm n. 3907 del 13 novembre 2012, sono stati introdotti contributi per gli interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, demolizione e ricostruzione di edifici ed opere pubbliche d’interesse strategico per finalità di protezione civile. Tra questi ultimi sono compresi gli edifici scolastici che hanno funzioni strategiche nei piani di emergenza di protezione civile. A partire dall’annualità 2013, regolamentata dall’ocdpc n.171 del 19 giugno 2014, le Regioni possono destinare una quota del finanziamento complessivo, previsto per gli interventi sugli edifici pubblici e privati, anche per interventi su edifici scolastici pubblici che nei piani di emergenza non svolgono una funzione strategica.

Le leggi quindi ci sono e sono anche chiare ma evidentemente quello che manca in Italia è la cultura della prevenzione, della serietà e dell’organizzazione a più livelli. Dopo la tragedia (qualunque essa sia), dopo gli interventi iniziali, tutto è lasciato al caso, all’improvvisazione, all’abbandono. Le intercettazioni post terremoto a l’Aquila la dicono lunga sui nostri governanti, costruttori, ingegneri, sulla loro professionalità e serietà.

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