Gli uomini che mascalzoni, il cinema in bianco
Gli uomini che mascalzoni, attraverso un cult della serie dei “Telefoni bianchi”, Mario Camerini ci racconta di quando l’amore nei film andava in bianco. Quale sarà la prossima analisi? Rispondi al sondaggio di ZON in fondo all’articolo
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Correva l’anno 1932 e un giovane attore italiano, fino a quel momento specializzato in commedie teatrali leggere, avrebbe ricevuto il consacrazione al Cinema con il regista delle commedie dei Telefoni Bianchi Mario Camerini.
Il film era Gli uomini che mascalzoni… l’attore era Vittorio De Sica, il quale ben presto sarebbe diventato uno dei padri del Neorealismo, nonché uno dei registi più amati in tutto il mondo.
Questo film è interessante per due motivi in particolare; il primo è legato al contesto in cui si svolge la vicenda. Siamo all’inizio degli anni Trenta, a metà del ventennio Fascista, mancano sette anni all’inizio della Seconda Guerra Mondiale e sullo sfondo di una Milano in cui si consuma il capitalismo italiano, si consuma l’amore fra il meccanico Bruno (De Sica) e la commessa Mariuccia (Lia Franca). Il secondo motivo di interesse, quello che riguarda questa rubrica, è legato alla tematica sessuale e al modo in cui il sesso viene affrontato in un film di quel periodo molto limitato dalla censura, ma non per questo privo di allusioni.
Gli uomini che mascalzoni si apre con un montaggio parallelo che mostra due persone che si svegliano, rispettivamente Mariuccia e Bruno, e che si accingono a iniziare la giornata di lavoro. I due si incontrano per pura casualità di fronte a un’edicola nella fredda mattinata milanese. Lei sta acquistando il giornale, lui guarda le notizie dai giornali appesi alla parte del gabbiotto. A un certo punto il destino ci mette il suo e alla ragazza cade una moneta per terra. Il giovane la raccoglie e nel porgerla a lei, i due si guardano negli occhi. In quel momento vediamo che nel ragazzo è scattato qualcosa, lei gli sorride e va via per la sua strada. A questo punto accade qualcosa che oggi procurerebbe a chiunque una denuncia per stalking, ma che allora era accettabile dato che non esistevano i cellulari, ne whatsapp, ne tantomeno internet e trovare qualcuno o avere un suo contatto, soprattutto in una città grande come Milano era come cercare un ago in un pagliaio. Il ragazzo, a cavallo della sua bicicletta segue la giovane donna e tenta di parlarle. Mariuccia è visibilmente a disagio e lo ignora senza rispondere ai suoi complimenti.
Soffermandoci su questo tipo approccio comprendiamo facilmente, visto l’anno e il contesto, che era buona norma, per l’epoca, che gli incontri casuali e il corteggiamento, rigorosamente da parte di lui, avvenissero grossomodo secondo questa modalità e che lei non accettasse facilmente, se era una brava ragazza.
Mariuccia sale velocemente sul tram lasciano Bruno di sasso, ma questi non si arrende e segue il mezzo pubblico fino a quando la ragazza non scende. Lei continua a fare l’indifferente e ben presto raggiunge le amiche e colleghe. Le due ragazze sono più spigliate e pungenti di lei. Subito Bruno viene preso in giro dalle ragazze che se la tirano e gli dicono di non essere interessate ai ciclisti, loro vogliono l’automobile. A questo punto le tre giovani donne sono entrate in una profumeria e Bruno le saluta con la promessa, a Mariuccia, di ritornare l’automobile.
Il mezzo di trasporto diventa, a questo, punto merce di scambio, il passaporto per l’attenzione della donna: Macchina = Denaro ovvero: <<Posso accompagnarti a casa e tu in cambio esci con me e magari…>>.
Negli anni Trenta, in Italia, non era dunque così facile, nel 2015 due giovani della stessa età che si incontravano in questo modo si sarebbero quasi subito scambiati i contatti e, come si vede in molti film contemporanei sarebbero finiti subito a letto insieme.
In questo caso bruno deve superare una serie di fatiche e prove per ottenere la fiducia di Mariuccia e un primo, casto bacio da lei, e questo sarebbe solo l’inizio.
A proposito di baci, questi sono completamente assenti in questo film, oggi si mostrano anche i dettagli di un amplesso, ma ieri non era lontanamente immaginabile una cosa simile. Un semplice bacio poteva turbare lo spettatore, figurarsi il resto!
Ben presto vediamo che la ragazza conduce una vita molto solitaria, vive col padre tassista che viaggia di notte e non esce mai. Per questo le attenzioni di Bruno le piacciono anche se lei, come da etichetta, dimostra il contrario.
Bruno prende in prestito la macchina del nobile presso cui lavora e finge che sia sua quando si presenta davanti alla profumeria pronto per il suo secondo tentativo. Mariuccia accetta il passaggio a casa e tra i due si crea subito l’intesa. Bruno le vuole fare una sorpresa e decide di portarla ai laghi, mettendola davanti al fatto compiuto; la ragazza si arrende facilmente dato che il padre dorme dopo il turno di notte e non potrà mai sapere dov’è stata la figlia.
I giovani si fermano a mangiare qualcosa in una trattoria ed è qui che il ragazzo tenta i primi approcci, carezze, baci, ma sono tutte cose che noi spettatori non vediamo; il regista ci lascia immaginare le effusioni, dal dialogo che ascoltiamo in fuori campo e con il panorama del lago.
Gli innamorati ballano e mangiano insieme, ma un imprevisto allontana Bruno da Mariuccia che rimane sola nella trattoria e senza un soldo. La proprietaria della trattoria trova la ragazza in lacrime e mossa a pietà le offre un letto per la notte e un passaggio a casa l’indomani mattina. Sarà il figlio a darle il passaggio, il tipico adolescente con i primi impulsi che, quando vede la ragazza è il primo a proporre che resti per la notte venendo subito sgridato. Anche in questo caso il desiderio sessuale del ragazzo viene lasciato intendere e subito dimenticato quando la proprietaria della trattoria pronuncia la frase del titolo: <<Gli uomini … Dio che mascalzoni! Se sapesse quello che è successo a me…>> e da qui la vediamo allontanarsi insieme alla sconvolta Mariuccia mentre le racconta della sua esperienza di “sedotta e abbandonata” prima di conoscere il marito. Anche questa è una situazione che noi spettatori possiamo solo immaginare, non sentiamo alcun dettaglio del racconto.
Gli uomini che mascalzoni procede così per un’ora, sempre tutto patinato, niente realismo, niente crudeltà dell’immagine o della storia, niente che possa turbare lo spettatore che nel 1932 andava a vedere questo film. Tutto è rosa dall’inizio alla fine e oggi sicuramente un film come questo, incentrato su una semplice e banale storia d’amore, senza scene di baci appassionati e notti da sogno, annoierebbe a morte lo spettatore.
Verso l’inizio della seconda parte di Gli uomini che mascalzoni il regista decide di mostrarci un po’ di audacia, ma senza esagerare beninteso. Compare il così detto “terzo incomodo”, una commessa che vende caramelle alla fiera campionaria dove Mariuccia si è trasferita e Bruno ha trovato lavoro come imbonitore. La ragazza, di cui non sappiamo il nome, è l’opposto di Mariuccia, audace, sensuale e vogliosa di attenzioni e ben altro e punta subito Bruno che viene a trovare l’innamorata nello stand di fronte. Alla prima occasione la rappresentante di caramelle mette zizzania fra i due protagonisti, insinuando che Mariuccia tradisca Bruno con un ricco imprenditore. Bruno vuole farla ingelosire a sua volta e accetta le attenzioni della commessa portandola a cena nello stesso ristorante in cui Mariuccia, suo malgrado, è stata trascinata dall’amica e dall’imprenditore che vuole conoscere la ragazza. Se Mariuccia non si presenta, l’uomo che ha fatto assumere Bruno alla fiera, potrebbe restarci male e licenziarlo. Questo Bruno non lo immagina e la sua spasimante approfitta della situazione.
Durante la cena, di fronte agli sguardi feriti e delusi della povera Mariuccia, l’altra donna non molla mai gli artigli da Bruno e già queste effusioni pubbliche la pongono, da un punto di vista sessuale, su un altro piano rispetto a Mariuccia. La commessa, infatti, alla fine della cena chiede a Bruno di sbrigarsi e andare via perché per giungere a casa di lei bisogna prendere l’ultimo tram.
Questo dialogo nella sua semplicità evoca un mondo che va oltre la porta della camera da letto e ci lascia immaginare un incontro sessuale nel quale Bruno sta per buttarsi e la donna ha tutta l’intenzione di favorire. Anche se questa allusione è molto chiara e spinta, il regista non va oltre, anzi, decide di far riappacificare Bruno e Mariuccia e così anche questa volta l’amplesso evocato resta inesausto.
Tutto il film procede in questo modo, fra allusioni e desideri inesausti, fino alla conclusione felice in cui finalmente Bruno e Mariuccia stanno insieme e si scambiano un fugace bacetto, ma rigorosamente dietro il portone di casa di lei, lontano dallo sguardo indiscreto degli spettatori.
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