Aldo Moro: commemorazione o voglia di dimenticare?
Oggi 9 maggio, alla luce dei 40 anni trascorsi dalla sua morte, ricordiamo il politico Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse
Sono passati ormai 40 anni dalla morte di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e personaggio di spicco dell’Italia fino al 1978. Ieri sera è stato Luca Zingaretti, volto noto della TV Nazionale, a commemorarlo su RaiUno con un toccante testo di Stefano Massini, saggista italiano: “55 giorni. L’Italia senza Aldo Moro”.
Fu sequestrato, recluso per 55 giorni e assassinato dalle Brigate Rosse al fine di demolire la Democrazia Cristiana di cui era il presidente e con lo scopo di abbattere la visione, di cui era ritenuto l’artefice, di uno Stato imperialista governato dalle multinazionali. I responsabili rifiutarono il processo, proclamandosi prigionieri politici e invocando il diritto di asilo.
Via Caetani, a Roma, è il luogo nel quale Luca Zingaretti ha ricordato Aldo Moro ed è lo stesso luogo che 40 anni fa divenne il triste scenario del ritrovamento del corpo senza vita del politico, chiuso nel bagagliaio di una Renault 4. Molti lo ricordano solo per questo avvenimento, che ha effettivamente segnato la storia della politica italiana, ma dietro questa figura c’era tanto altro.
Un volto storico, un uomo saggio e intelligente: “Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente”, questa è una sua nota citazione che ne definiva il carattere determinato.
Difendeva i principi di una nuova prospettiva politica italiana, cercava di perseguire i suoi obiettivi con la massima limpidezza di cui era il portavoce, in poche parole promuoveva una nuova e migliore condizione umana. Da qui nasce l’importanza della sua commemorazione e l’impossibilità, da parte della Nazione, di soffermarsi soltanto sulla tragica storia di cui è stato protagonista. Con il suo assassinio ci fu la definitiva chiusura della stagione del compromesso storico.
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