Filippo Nardi squalificato dal GfVip: la strategia revival non funziona
Nella puntata di ieri sera, Filippo Nardi è stato squalificato dal GfVip per aver rivolto irripetibili frasi sessiste a Maria Teresa ed altre donne della Casa
La puntata del GfVip in onda ieri sera, venerdì 18 Dicembre su Canale 5, si è aperta con un duro provvedimento nei confronti di Filippo Nardi: l’ex iena italo-inglese è stato infatti squalificato dal reality show di Alfonso Signorini (ad appena una settimana dal suo ingresso) poiché nei giorni precedenti aveva rivolto irripetibili frasi sessiste a Maria Teresa Ruta ed altre donne della Casa.
Nardi ha così bruciato amaramente la seconda occasione che Mediaset gli aveva concesso: egli, infatti, aveva già varcato la porta rossa della Casa di Cinecittà nel 2002, nel corso della seconda edizione del Grande Fratello, condotta da Daria Bignardi. In quel caso, la sua permanenza durò appena un po’ di più: 13 giorni, poi una sfuriata in confessionale dettata dall’astinenza da nicotina (“dove sono le sigarette?”) e la decisione di ritirarsi dal gioco per tornare alla vita reale, l’unica dove si possano provare “emozioni vere”.
Il precedente
A seguire le vicende di Filippo Nardi nella Casa del GfVip 5, la mente di un assiduo telespettatore ritorna a qualche mese fa, quando Salvo Veneziano del Gf1 (opzionato come concorrente dell’edizione Vip poi vinta da Paola Di Benedetto) fu squalificato a pochi giorni dal suo ingresso, per aver rivolto frasi sessiste all’influencer Elisa De Panicis. Il febbrile parallelismo tra l’esperienza di Nardi e quella di Veneziano al Gf, ha una sola deduzione possibile: la strategia del revival, con cui il conduttore Alfonso Signorini ha voluto dare una seconda chance a concorrenti storici del reality, non funziona.
Il Grande Fratello, e quindi la società di vent’anni fa, è molto diverso da quello di oggi, e l’errore principale di Salvo e Filippo è quello di non averlo capito.
Anzitutto, Filippo e Salvo hanno approfittato del fatto che nel corso del tempo l’argomento “sesso” sia stato progressivamente spogliato dal velo del tabù; è vero, forse di certe cose oggi si parla con meno pudicizia rispetto a venti anni fa, ma la “liberalizzazione” televisiva di certi argomenti, non deve farci sentire in diritto di scadere nella bestialità. E’ come con le macchine: il fatto che oggi vadano più veloce, non deve farci dimenticare che esistono i freni.
Senza contare il fatto che vent’anni fa non c’erano i social, che oggi sono dei quasi dei cecchini nei confronti dei concorrenti dei reality, ai quali (fortunatamente) non sfugge niente, quasi fossero ulteriori telecamere sulla vita già “spiata” dei ragazzi, le frasi di Filippo Nardi e Salvo Veneziano, poi, sono oggi quanto mai sconvenienti perché figlie di un modello culturale da cui stiamo cercando strenuamente di liberarci: quello di un uomo che marca il proprio territorio con la violenza, attraverso un istinto predatore che vede nella donna l’oggetto del proprio riconoscimento sociale in quanto “maschio”.
Avallare dunque un atteggiamento come quello di Nardi, avrebbe voluto dire “giustificare” il comportamento di quanti, agendo come lui nella vita reale (in cui gli episodi di violenza di genere quando non addirittura di femminicidio non si contano più), pensano di essere nel giusto.
Non capovolgiamo i ruoli
E non fa bene alla causa, neppure l’atteggiamento di alcune concorrenti del GfVip che hanno tentato di minimizzare l’accaduto, sostenendo che quella di Nardi fosse solo goliardia, che stesse solo scherzando.
Non fa bene a quelle donne che non denunciano al primo schiaffo, alla prima umiliazione verbale, perché mi ha detto che non lo farà più. E allora ben vengano donne come Stefania Orlando, tra i pochi concorrenti che siano rimasti al fianco di Maria Teresa (la vera vittima di questa storia) mentre Filippo Nardi abbandonava giustamente la Casa: “Non ti devi sentire in colpa”, le ha detto mentre la collega si crucciava di essere la causa dell’espulsione del dj dal gioco, “che facciamo, capovolgiamo i ruoli?!”.
Ecco, no: nella violenza i ruoli non vanno mai capovolti. La vittima è vittima senza ma o forse. Il colpevole è colpevole senza attenuanti.
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