Lungo i fianchi del Terminio
Nel pieno dell’inverno non potevamo che portarci A ZONzo ciaspolando. Tra la neve dei Picentini, senza puntare ad alcuna vetta, ci godiamo passeggiando le falde del Monte Terminio
[ads1]In un contesto montano, per ogni escursione che si rispetti, il fine ultimo della scalata è l’arrivo in cima. Si fatica e si resiste per la conquista della vetta. Vetta che diventa per ogni escursionista il traguardo da raggiungere fuori le mura della quotidianità.
Ma la montagna se ne frega se nella vita siamo campioni o mediani. Qui non c’è traguardo economico o sociale che tenga. La Natura è imprevedibile e non ci lascia mai decidere del tutto da soli. Quello con la montagna è sempre un rapporto d’amore: non sapremo mai cosa ci può accadere.
E se per tanti il viaggio finisce nel momento in cui si raggiunge la meta, per noi Outdoorini in realtà l’escursione non finisce mai. Ogni passeggiata diventa per noi un viaggio che inizia molto prima della partenza e continua all’infinito, attraverso i nostri racconti e grazie ai nostri nuovi incontri.
È un caldo sabato di pieno inverno, nella nostra Salerno sulle coste fanno ancora il bagno e noi partiamo alla ricerca della neve perduta. È un inverno bizzarro che prende un pò in giro la nostra voglia di cambiamento.
Nove questa volta gli avventurieri della ciaspolata, con ai piedi solo le scarpe ed in mano le nostre racchette. Nelle sacche i nostri strumenti con i quali “concerteremo” alla fine di questa scalata.
Strumenti a fiato, a corda, a percussione, suoniamo ad ogni passo con tutti i 6 sensi, sotto il direttore d’orchestra della Luce che dirige le ore.
La Natura è il miglior pubblico con il quale potersi confrontare.
Siamo tutti musicisti in Outdoor e tra di noi oggi anche artisti nuovi come Erri De Luca e il Sommo maestro del The.
Parcheggiato il nostro pulmino nuovo – che come il cane volante della Storia Infinita ci accompagna in ogni avventura – partiamo dalla piana di Campolaspierto a 1280 m di altezza, dove esiste un maneggio e un campo pic-nic.
Partiamo, e dopo il grande pianoro, ci aspetta una strada carraia sconnessa che arriva fino alla sorgente intermittente dell’Acqua del Cerchio, poi un bosco di faggi piegati dai venti, rocce che seguono il pendio della montagna e poi il valico di Collelungo.
Siamo nel bel mezzo del Terminio, in provincia di Avellino, che dopo il Cervialto e il Monte Polveracchio è la terza vetta più alta del Parco regionale dei Monti Picentini, area naturale protetta dal ’95 situata nel cuore dell’Appennino campano.
Fitti faggeti, castagneti da frutto e boschi di ceduo misto; lupi, volpi, cinghiali e gatti selvatici, picchi neri e falchi pellegrini. Siamo in mezzo ad un autorevole paesaggio rupestre, dove dominano rocce calcaree e numerosi bacini che, per il fenomeno del carsismo, danno vita nelle valli a numerosi sorgenti.
Da qui la meta è la cima, che raggiunge l’altitudine di 1.806 m s.l.m. e che ci svelerà, una volta lassù, i Monti Mai, Pizzo San Michele a Calvanico, il Lieggio nel giffonese, la catena del Partenio e in lontananza il Vesuvio della Partenope.
Ma in ogni escursione bisogna essere pronti al cambiamento. Bisogna essere fluidi, come il movimento delle ciaspole sulla neve, e saper all’occorrenza trasformare la meta in una possibilità. I programmi cambiano e noi con loro.
Siamo stanchi, c’è poca neve, il vento – lo stesso che da secoli piega i faggi – fa la voce grossa. Abbiamo panini pieni di broccoli paesani nei nostri zaini, fiaschetti di vino e borracine di grappa. Abbiamo bisogno di guardarci negli occhi e voglia di condividerci.
Ma quanto vale una vetta che ci toglie tempo per noi e il piacere di goderci appieno il ritmo lento di questa giornata?
Capitoliamo. Accogliamo con piacere il cambio di programma e facciamo spazio a Noi. Impariamo così che ci sono modi alternativi di arrivare alla vetta, e quindi di accostarsi alla vita.
La nostra destinazione oggi non sarà l’arrivo in vetta, ma la sosta.
Invitiamo pertanto la strada del ritorno davanti a noi ad essere ancora insolita. Non sarà mai uguale a quella dell’andata.
E tra cadute di stile, audaci confessioni e visioni surreali, il Lupo del Terminio ci ha riportato anche oggi sanizzi e salvi al punto di partenza. Siamo di nuovo sulla distesa bianca di Campolaspierto.
Non tutti sanno che alla fine degli anni ’60 sull’altopiano di Campolaspierto venne compiuto un tentativo di sviluppo turistico fondato sul nuovo interesse nella pratica dello scii, in base al quale furono creati diversi impianti sciistici in tutta la Campania, tra cui il comprensorio di Laceno. L’impianto, lungo circa 500 m con un dislivello di 70 m, aveva un percorso variegato tra i boschi e i paesaggi del Terminio che, insieme con a buona esposizione del Massiccio che fa si che nel periodo invernale la neve venga conservata in modo ottimale, costituivano delle buone premesse che ci avrebbero portato oggi ad avere un altro impianto al Sud e una nuova attrattiva turistica nell’area del Terminio.
Lo stesso pianoro, che sarebbe stato con queste premesse oggi gremito di sportivi e non, al nostro solo cospetto è completamente deserto e innevato e noi, continuando a giocare con la fantasia, proviamo ad immaginarlo ora palco ora terra di combattimento, lago ghiacciato o lago di nuvole, deserto bianco e tappeto di ghiaccio.
In fondo ogni escursione è un viaggio che si fa con i compagni di ventura, che si consuma poi nel racconto di chi lo vive e lo rivive raccontandolo. Chi narra siamo noi che oggi ci raccontiamo ciaspola dopo ciaspola , attraverso gli scenari che incontriamo a cui diamo mille nomi e mille volti.
Ogni elemento della Natura assume così nuove forme e pertanto nuovi significati, laddove una roccia umida può diventare un lussuoso banchetto dove brindare con una tazza di the fumante, mentre un semplice sentiero in discesa tra gli alberi il corridoio verso la stanza di mille ricordi.
Alla fine di ogni giornata fuori porta così noi Outdoorini torniamo sempre con il ricordo di qualcuno, oltre che di qualcosa. Ci soffermiamo lungo il cammino soprattutto sulle espressioni dei nostri compagni, oltre ai volti della Natura.
Ed ogni passeggiata con Outdoor diventa una conversazione consumata al cospetto della Natura.
Ci riempiamo gli occhi di quello che abbiamo visto, ma più di tutto, il cuore per quello che abbiamo condiviso.
“Tornate sani, tornate amici, arrivate in cima: in questo preciso ordine”.
Anonimo
[ads2]
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO
Sanremo 2016, il programma della seconda serata. Super ospite Nicole Kidman