Quale “sinistra” per l’Italia? Ennesimo scivolone per SEL e “compagni”
Con l’ennesimo autogoal parlamentare, questa volta di Sannicandro, la sinistra italiana continua a perdere “colpi” nella penisola. L’intervento del deputato ex comunista, però, pone un serio problema: ma esiste ancora una sinistra in Italia?
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Il brano “Stagioni” di Francesco Guccini, contenuto nell’omonimo album del 2000, descrive, ripercorrendo il “passato” del cantautore modenese, gli anni in cui, dopo varie lotte affrontate insieme ai “compagni” di sempre, i più iniziarono a “sparire”.
La strofa dedicata “ai compagni di un tempo (o partiti o venduti)” rimarca quel senso di smarrimento che un “militante” prova dinanzi al “fuggi fuggi generale”, in nome di una vita “allineata e coperta”, che ci fu subito dopo gli anni delle grandi contestazioni in Italia.
Questa significativa descrizione di Guccini, tutt’ora attuale, dipinge perfettamente ciò che è rimasto della “sinistra” in Italia e quali sono le vere istanze che la stessa tende a portare avanti.
Escludendo i “mille” contenitori nati negli anni duemila, che più volte si sono resi protagonisti di “uscite” fuori luogo o del tutto anacronistiche, l’ambito maggiormente strutturato e maggiormente coinvolto in questo periodo decadente della sinistra italiana è senza dubbio quello di SeL/SI.
Dopo le “infelici” dichiarazioni di Vendola sull’ILVA, rese pubbliche due anni fa (in cui la “risata” dell’ex governatore della Puglia fece scalpore nell’opinione pubblica), la “sinistra parlamentare” di SeL, confluita in Sinistra Italiana, è stata protagonista di un’altra pesante caduta.
Il personggio al centro della vicenda è, in questo caso, Arcangelo Sannicandro, deputato ed avvocato settantenne ex comunista, subentrato proprio a Nichi Vendola.
Durante il dibattito del 4 agosto, in cui si discuteva l’ordine del giorno presentato dal M5S sulla riduzione dell’idennità di carica da 10 a 5mila euro (proposta, poi, bocciata a larga maggioranza), l’onorevole di SeL è intervenuto con la seguente dichiarazione per giustificare i “privilegi” della casta parlamentare: “Non siamo lavoratori subordinati dell’ultima categoria dei metalmeccanici! Da uno a dieci noi chi siamo?”
La dichiarazione, che ha subito lasciato attonito non solo l’ambito della “sinistra” ma tutto il paese (data la grave situazione della penisola), ha scatenato una serie di polemiche, con annesso tentativo di porre una “pezza” all’accaduto tramite i social network (ancor più avvilente dell’intervento in aula), che hanno portato ancor più nel baratro l’area a sinistra del Pd.
Ciò che l’accaduto dimostra che, al di là del discorso prettamente numerico, una “sinistra” in Italia, semplicemente, non esiste.
Non esiste più quell’area che tendeva, in maniera più o meno efficace, a difendere chi fino a quel momento era stato escluso dal processo decisionale, tutelare i lavoratori “bistrattati” o raccogliere le diverse istanze attraverso la cultura e l’informazione.
E’ rimasto, ahime, solamente un gruppo che, capendo fin troppo bene i tempi, si è adagiato sull’immagine di lotte che ormai non esistono più o che, più praticamente, non rispecchiano più la realtà che si vive.
Inoltre, la difesa dei privilegi, in barba alla tanto declamata “questione morale” di stampo berlingueriano, diviene un punto principale tale da rendere ciò che resta della sinistra un gruppo che vive di (falsa) “luce riflessa”.
Infine, il totale distacco dall’ambito culturale (data la “bassezza” sia della giustificazione apportato sui vari argomenti che sulle singole battaglie portate avanti tanto a livello parlamentare quanto territoriale) ha reso la sinistra italiana un organismo vuoto in grado di reggersi autonomamente solamente in rare occasioni e capitolare, puntalmente, di fronte al ricatto del più “grande” Pd.
“Sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti” sembra una frase fatta, ripresa prontamente da Guccini nella citata “Stagioni”, ma la realtà mostra una verità peggiore rispetto a quella “narrata” nei brani delle canzoni.
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