Balvano: un treno senza vita
Balvano a settant’anni dal disastro ferroviario
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Era il 3 marzo 1944 quando, poco dopo la mezzanotte, si verificò il disastro ferroviario che ebbe come protagonista la stazione di Balvano, in provincia di Potenza, e parte del territorio lucano.
Il dramma, ricordato come il disastro di Balvano, si verificò all’interno della Galleria delle Armi, situata poco più avanti del comune della Basilicata. Il convoglio, carico di legname destinato alla costruzione di ponti, prima di raggiungere il suolo lucano, attraversò la zona campana. Si mosse da Napoli avendo come destinazione il capoluogo lucano, cui non fece mai arrivo.
Diverse furono le fermate fra le quali la stazione di Salerno, luogo in cui furono aggiunte ulteriori locomotive al convoglio ferroviario, Battipaglia ed Eboli. Fu proprio in quest’ultima sosta che passeggeri privi di biglietto furono fatti scendere, mentre altri ne salirono nelle stazioni successive. Molteplici furono le cause che fanno risalire alla tragedia.
Il maggior imputato fu l’insufficiente quantità di carbone che alimentava il treno, cosicché quando il medesimo raggiunse la galleria, registrando oltre 30 minuti di ritardo, e vi rimase letteralmente incastrato, la pessima qualità del materiale, unita ai vani tentativi di riprendere la corsa, asfissiò gli oltre 600 passeggeri, di origine perlopiù campana.
Pochi furono i superstiti. Centinaia i feriti. Poco tempestivi furono i soccorsi, a cui la storia attribuisce parte delle vittime.
Altre cause dell’incidente furono associate alle condizioni climatiche poco favorevoli, alla presenza di nebbia e umidità.
E oggi, a poco più di settant’anni dall’accaduto, è nostro dovere ricordare il più grande disastro ferroviario mai avvenuto nella penisola italiana.
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